Israele: i piani di insediamenti minacciano i diritti umani dei palestinesi

23 Ottobre 2010

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Amnesty International ha chiesto alle autorità israeliane di abbandonare i piani di costruzione di 238 unità abitative negli insediamenti di Pisgat Ze’ev a e Ramot, a Gerusalemme Est, annunciati il 14 ottobre dall’Amministrazione delle terre di Israele e dal ministero israeliano dell’Edilizia e che, secondo gli organi di stampa israeliani, il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe approvato.

L’organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che, pur non rientrando le aree di Pisgat Ze’ev e Ramot nel recente piano di congelamento delle costruzioni, che infatti esclude Gerusalemme Est,  la costruzione di insediamenti su terreni occupati è illegale in base al diritto internazionale. Inoltre, l’espansione degli insediamenti a Gerusalemme Est e nel resto della Cisgiordania aggrava le violazioni dei diritti umani dei palestinesi, in particolare dei diritti a un alloggio adeguato e all’acqua.

La sottrazione di terra e la scomposizione della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, da parte di Israele ha avuto un impatto devastante sulle vite dei palestinesi. Il 35 per cento della terra di Gerusalemme Est è stata espropriata per far posto agli insediamenti, dove vivono 195.000 israeliani. Intanto, per più di 250.000 palestinesi è stato previsto solo il 13 per cento di Gerusalemme Est, area già densamente edificata.

Nel resto della Cisgiordania, circa il 40 per cento delle terre è ora classificato da Israele come ‘statale’ ed è spesso usato per costruire insediamenti. Un ulteriore 21 per cento delle aree densamente edificate degli  insediamenti si trova su terreni privati palestinesi. Le confische, i sequestri e gli stanziamenti di terre per gli insediamenti, le circonvallazioni stradali, il muro/barriera e le relative infrastrutture sono il risultato di sgomberi forzati di palestinesi.

Secondo le Nazioni Unite, solo nel 2009 oltre 600 palestinesi (metà dei quali bambini) hanno dovuto lasciare Gerusalemme Est e altre parti della Cisgiordania dopo che le loro abitazioni erano state demolite su ordine delle autorità israeliane, spesso per fare posto agli insediamenti. Secondo le leggi militari israeliane, le famiglie palestinesi che hanno subito uno sgombero forzato non hanno diritto a un alloggio alternativo né a un risarcimento: questi significa, per molte di esse, rimanere senza casa e aggravare la loro condizione di povertà.