Israele, nuova legge contro i diritti dei richiedenti asilo

11 Gennaio 2012

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La nuova Legge per la prevenzione delle infiltrazioni, approvata dalla Knesset (il parlamento israeliano) il 10 gennaio e che prevede la detenzione prolungata e automatica di chiunque, compresi i richiedenti asilo, entri in Israele senza permesso, è uno schiaffo al diritto internazionale.

La legislazione, intesa a colpire coloro che entrano dalla frontiera egiziana, prevede un minimo di tre anni di carcere per chi ne violerà le disposizioni e consente la detenzione al tempo indeterminato per le persone provenienti da paesi considerati ‘ostili’ a Israele. Ad essere soggette a quest’ultima disposizione potrebbero essere i richiedenti asilo in arrivo dalla regione sudanese del Darfur. I bambini accompagnati dai genitori potranno essere sottoposti alle medesime sanzioni.

Si tratta di uno schiaffo agli obblighi assunti da Israele ai sensi della Convenzione sullo status di rifugiato del 1951 e di altri trattati internazionali‘ – ha dichiarato Ann Harrison, vicedirettrice ad interim di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Israele ha il diritto di proteggere i suoi confini, ma non ha il diritto di abiurare ai suoi obblighi internazionali nei confronti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati o di criminalizzarli come ‘infiltrati’, cosa che finirà unicamente per alimentare la xenofobia e la discriminazione‘ – ha aggiunto Harrison.

Molte organizzazioni israeliane per i diritti umani, compresa Amnesty International, avevano chiesto al parlamento di non approvare la legge, nei confronti della quale si è espresso in modo critico anche il consigliere giuridico della Knesset, Eyal Yinon (‘non possiede i requisiti costituzionali minimi’).

La detenzione prolungata e automatica dei richiedenti asilo è in contrasto con la Convenzione del 1961 e il suo Protocollo del 1967, che pongono sulle autorità statali l’onere di dimostrare che il provvedimento sia ‘necessario e proporzionato’, ovvero che si base sul sospetto di un reato grave e circostanziato da accertamenti individuali. La detenzione non dovrebbe mai essere usata come misura punitiva o deterrente e i migranti irregolari e i richiedenti asilo non dovrebbero essere trattati alla stregua di criminali.

Una precedente bozza della legge considerava reato qualsiasi forma di assistenza fornita agli ‘infiltrati’, compreso il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani e dei gruppi umanitari. Nella versione approvata dalla Knesset, la legge punisce solo coloro che forniscono assistenza a persone armate o coinvolte in traffico di droga o di esseri umani.

La Legge sulla prevenzione delle infiltrazioni fa parte di una più ampia strategia di deterrenza nei confronti dei migranti e dei richiedenti asilo. Il governo israeliano ha in programma di costruire nuove strutture detentive per i migranti, in grado di trattenervi altre migliaia di persone.

Molti cittadini israeliani hanno una storia familiare che include richiedenti asilo e rifugiati. La Convenzione del 1951 venne redatta all’indomani della Seconda guerra mondiale e della fuga di massa di ebrei e altri rifugiati di guerra dalla persecuzione. Tuttavia, le procedure d’asilo in vigore in Israele non sono state e non solo eque, coerenti e trasparenti.

Dal 2005, circa 45.000 persone, per la maggior parte eritrei e sudanesi, sono entrate in Israele attraverso il confine con l’Egitto per chiedere asilo politico. Negli ultimi anni, le autorità hanno rifiutato in larga parte di esaminare tali richieste, concedendo lo status di rifugiato solo a una piccola percentuale di essi. Attualmente, la maggior parte dei richiedenti asilo eritrei e sudanesi provenienti dall’Egitto sono trattenuti per poche settimane e poi vengono rilasciati.