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Le divisioni politiche in seno Consiglio dei diritti umani dell’Onu sulla risoluzione relativa alla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, adottata il 16 ottobre, non devono diventare un ostacolo alle indagini sulle violazioni del diritto internazionale che si sono verificate durante il conflitto a Gaza e nel sud di Israele, ha dichiarato Amnesty International.
La risoluzione si occupa delle violazioni dei diritti umani compiute di Israele, condanna ‘ogni azione diretta contro i civili’ ma non menziona in modo esplicito le violazioni compiute da Hamas e dagli altri gruppi armati palestinesi. La risoluzione è stata approvata con un voto che ha diviso molto e registrato astensioni, voti contrari e rifiuto di voto da parte di paesi di diverse parti del mondo.
Nonostante la risoluzione faccia proprie le raccomandazioni espresse nel rapporto Goldstone, il processo che ha portato alla sua approvazione renderà ancora più difficile per le Nazioni Unite lavorare in maniera costruttiva per attuarne le decisioni chiave.
Nel corso dei dibattiti del Consiglio sui contenuti del rapporto Goldstone, la maggior parte delle delegazioni ne ha riconosciuto il valore, ha chiesto la fine dell’ impunità e ribadito la necessità di accertare le responsabilità per le violazioni del diritto internazionale commesse da tutte le parti in conflitto. Tuttavia Amnesty International esprime rammarico poiché gli stati membri non sono riusciti a fare un passo ulteriore per raggiungere una formula che esprimesse il consenso sulla necessità di procedere con l’accertamento delle responsabilità.
La risoluzione del Consiglio raccomanda che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite esamini il rapporto Goldstone durante la sessione in corso. Amnesty International sollecita l’Assemblea a richiedere ad Israele e all’amministrazione di Hamas a Gaza, di avviare inchieste indipendenti,che soddisfino gli standard internazionali, sui sospetti crimini di guerra, sui possibili crimini contro l’umanità e sulle altre gravi violazioni del diritto internazionale che si ritiene si siano verificate durante il conflitto.
Tali indagini devono essere in linea con le raccomandazioni espresse nel rapporto della Missione delle NU per l’accertamento dei fatti sul conflitto di Gaza, guidata dal giudice Richard Goldstone.
L’Assemblea generale deve istituire un comitato di esperti di diritto internazionale indipendenti e imparziali, che valutino l’efficacia e la genuinità delle misure intraprese, entro un certo lasso di tempo, da Israele e dai palestinesi, ma anche la loro compatibilità con gli standard internazionali, o richiedere che lo faccia il Segretario generale delle Nazioni Unite.
L’Assemblea dovrebbe anche definire degli strumenti che consentano di gestire la mancata attivazione da parte degli israeliani o delle autorità palestinesi verso un accertamento efficace delle responsabilità.
Il rapporto Goldstone ha accertato che sia Israele sia Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi a Gaza hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, inclusi crimini di guerra e possibili crimini contro l’umanità.
Le conclusioni del rapporto riflettono in pieno quelle di Amnesty International e delle altre organizzazioni per i diritti umani che hanno condotto indagini simili.
Ad oggi non è stata ancora condotta alcuna indagine credibile né da parte di Israele, né da parte dei palestinesi.
Amnesty International ricorda agli stati parte delle Convenzioni di Ginevra del 1949 che hanno l’obbligo di assicurare l’accertamento delle responsabilità esercitando la giurisdizione universale e avviando indagini penali presso i tribunali nazionali, quando siano disponibili prove sufficienti e ammissibili di gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra.
L’organizzazione per i diritti umani ritiene che l’accertamento delle responsabilità per le gravi violazioni del diritto internazionale sia essenziale per stabilire una pace giusta e duratura nella regione.