Italia, oltre 100 respinti in mare verso la Tunisia

25 Agosto 2011

Tempo di lettura stimato: 4'

Amnesty International si è detta fortemente preoccupata per le notizie relative a un’operazione di rinvio forzato (c.d. ‘respingimento’) risalente al 21 agosto, dopo che navi italiane avevano intercettato un’imbarcazione proveniente dall’Africa del Nord e diretta a Lampedusa. Alla luce di queste notizie, l’organizzazione per i diritti umani chiede alle autorità italiane di chiarire immediatamente le circostanze dell’episodio e di desistere da ogni ulteriore operazione del genere.
In passato, i ‘respingimenti’ eseguiti dall’Italia avevano dato luogo a gravi violazioni dei diritti umani, tra cui l’allontanamento forzato di migranti, richiedenti asilo e rifugiati verso la Libia, paese in cui erano andati incontro ad arresti, torture e condizioni detentive agghiaccianti.

Secondo informazioni di stampa, il 21 agosto navi della Guardia di finanza e della Guardia costiera hanno intercettato un’imbarcazione con a bordo oltre 110 persone. Il natante si trovava in acque internazionali, nella zona di ricerca e soccorso di Malta, a circa 35 miglia da Lampedusa.

Solo alcune delle persone intercettate, tra cui un uomo su una sedia a rotelle e due donne, sono state portate a Lampedusa, dove è stato consentito loro di scendere a terra; le altre sono state trasferite sulla nave italiana ‘Borsini’ e da qui su navi tunisine, per riportarle in Tunisia.

Amnesty International ribadisce la richiesta alle autorità italiane affinché ogni operazione di pattugliamento in acque nazionali e internazionali abbia come obiettivo principale assicurare la salvezza e l’incolumità delle persone che si trovano in mare. Le imbarcazioni addette al pattugliamento dovrebbero individuare e soccorrere coloro che si trovano in difficoltà e fornire loro immediata assistenza, invece di cercare di intercettarle con l’intento di ‘respingerle’ verso il paese di provenienza o un paese terzo.

Le autorità italiane non dovrebbero intercettare in mare rifugiati, richiedenti asilo e migranti se non per soccorrerli o per motivi di applicazione della legge sulla base di indizi ragionevoli.

Intercettando in mare e ‘respingendo’ persone che potrebbero cercare di raggiungere l’Italia, senza identificarle, sottoporle a un esame individuale e offrire loro l’accesso a procedure eque e soddisfacenti d’asilo, l’Italia viola, tra l’altro, il principio di non refoulement (non respingimento).

Gli obblighi internazionali sui diritti umani richiedono inoltre agli stati di assicurare che non vi siano rinvii collettivi o sommari e che a ogni persona sia data l’opportunità concreta di contestare il provvedimento di allontanamento. Chiunque voglia contestare il provvedimento di allontanamento o espulsione che lo riguarda dovrebbe avere a disposizione i mezzi per farlo, nel rispetto degli obblighi assunti dall’Italia in base alle leggi e agli standard internazionali, regionali e nazionali sui diritti umani e sul diritto dei rifugiati.

Amnesty International è inoltre preoccupata per il fatto che il ‘respingimento’ del 21 agosto potrebbe essere stato eseguito in conseguenza dell’accordo raggiunto tra le autorità italiane e quelle tunisine il 5 aprile 2011, i cui contenuti non sono stati pienamente resi pubblici. L’organizzazione per i diritti umani ha ripetutamente chiesto alle autorità italiane di rendere noto il testo dell’accordo e di garantire che gli obblighi e gli impegni internazionali dell’Italia in materia di diritti umani siano al centro di ogni forma di cooperazione coi paesi dell’Africa del Nord nell’ambito del ‘controllo dell’immigrazione’. Ogni accordo bilaterale o multilaterale in questo settore dovrà includere adeguate salvaguardie legali e procedurali in grado di assicurare il pieno rispetto dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei migranti.