Italia renda conto dell’espulsione illegale in Kazakistan di Alma Shalabayeva e di sua figlia

15 Luglio 2013

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Il governo italiano deve indagare e rendere pubbliche tutte le circostanze che hanno portato all’espulsione illegale della moglie e della figlia dell’oppositore politico kazako Mukhtar Ablyazov. Lo ha dichiarato il 16 luglio Amnesty International, mentre il parlamento italiano si appresta a esaminare le conclusioni dell’inchiesta del ministero dell’Interno sulle accuse di collusione tra Italia e Kazakistan e altre violazioni della legge italiana.

‘Le autorità italiane devono assicurare che vi sarà un pieno accertamento dei fatti, inclusa ove necessario l’apertura di procedimenti penali, per ogni violazione dei diritti umani delle due persone espulse.  Solo in questo modo potrà essere messa da parte ogni accusa di collusione con le autorità del Kazakistan’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

Il 29 maggio Alma Shalabayeva e la sua figlia di sei anni, Alua Ablyazova, erano state prelevate dalla loro abitazione a Roma a seguito di un raid della polizia che avrebbe avuto per obiettivo Mukhtar Ablyazov, sul quale pendevano un mandato di cattura per accuse di frode emesso dalla Gran Bretagna e una richiesta di estradizione da parte del Kazakistan.

Il 31 maggio, dopo un procedimento di espulsione dalla velocità sospetta, Alma Shalabayeva e sua figlia erano state costrette dalla polizia italiana a salire a bordo di un aereo privato diretto in Kazakistan.

Il 12 luglio, il governo italiano ha retroattivamente annullato l’ordine di espulsione, riconoscendo che il rimpatrio forzato di Alma Shalabayeva e di sua figlia aveva violato la legge italiana.

‘L’annullamento dell’ordine di espulsione è un piccolo passo avanti in una vicenda che richiede trasparenza e assunzione di responsabilità a ogni livello da parte delle autorità di polizia e di governo. È grottesco che una donna e la sua piccola figlia siano state portate in tutta fretta su un aereo privato, senza un giusto processo, e inviate in un paese dove sarebbero state a rischio di persecuzione’ – ha proseguito Dalhuisen.

I mezzi d’informazione italiani hanno riferito che il 6 luglio l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha incontrato in Sardegna il presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev, a indicare le strette relazioni tra il governo kazako e influenti attori della politica italiana.

L’inchiesta interna della polizia italiana è stata supervisionata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, che è anche il segretario politico del partito di Silvio Berlusconi, il Popolo della libertà.

Al momento dell’espulsione, le autorità italiane avevano fatto riferimento a irregolarità nei documenti di Alma Shalabayeva, che avrebbero giustificato il provvedimento. Tuttavia, gli avvocati della donna hanno fornito prove relative alla validità di tali documenti.

‘L’inchiesta dovrebbe essere veramente indipendente e dovrebbe apparire come tale. Siamo molto preoccupati per il fatto che il ministero dell’Interno stia indagando su se stesso, in quanto responsabile di tutte le questioni relative all’immigrazione, comprese le espulsioni. L’indagine sul rinvio forzato di Alma Shalabayeva non dev’essere considerata alla stregua di un affare interno’ – ha commentato Dalhuisen.

Il 7 giugno Alma Shalabayeva, che si trova attualmente ad Almaty insieme alla figlia, è stata incriminata per aver falsificato un documento d’identità kazako, reato punito secondo la legge kazaka con una pena da due a quattro anni di carcere.

‘Alma Shalabayeva è ora nelle mani del governo del Kazakistan, tristemente noto per fabbricare accuse contro gli oppositori politici e le persone a loro associate e che vanta una lunga storia di torture, maltrattamenti e processi clamorosamente iniqui. Qualsiasi funzionario o esponente politico italiano coinvolto nell’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia, poste dunque a rischio di subire tali violazioni dei diritti umani, dovrebbe essere chiamato a risponderne’ – ha concluso Dalhuisen.

Ulteriori informazioni
Mukhtar Ablyazov ha ottenuto asilo nel Regno Unito nel 2011, in quanto a rischio di persecuzione in Kazakistan.

In precedenza, Ablyazov aveva occupato posti di rilievo nel governo kazako. Nel 2001, insieme ad alcuni esponenti politici e uomini d’affari di primo piano, aveva fondato il movimento politico Scelta democratica del Kazakistan. Nel 2002, era stato accusato di abuso d’ufficio e appropriazione indebita di fondi statali, accuse che Amnesty International ritiene fossero motivate politicamente, e condannato a sei anni di carcere. Durante la detenzione era stato picchiato e sottoposto ad altri maltrattamenti affinché desistesse da ogni attività politica. Nel 2003 era stato rilasciato a condizione che abbandonasse la vita politica. Nel 2009 aveva lasciato il Kazakistan e aveva preso la residenza del Regno Unito. Non è noto dove si trovi attualmente.

FINE DEL COMUNICATO                                                                                 Roma, 16 luglio 2013

Per interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
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(11 luglio 2013) Kazakhistan, rapporto di Amnesty International: tortura radicata, nessuno è responsabile