India: gravi restrizioni alle libertà civili in Kashmir

14 Agosto 2019

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Il 13 agosto la Corte suprema ha respinto la richiesta di annullare tutte le restrizioni in vigore nel Jammu e Kashmir, ammettendo però che vi sono problemi di sicurezza e dichiarando che riprenderà in esame la situazione dopo due settimane.
 
Ciò tuttavia significa che le restrizioni, in vigore da oltre una settimana, rimangono in corso, compresi il blocco totale delle comunicazioni, le limitazioni alle libertà di movimento, di espressione e di opinione e gli impedimenti ai giornalisti di poter informare su quanto sta accadendo.
 
Rimangono poi in carcere i leader politici e gli attivisti arrestati a partire dall’annuncio del primo ministro indiano Modi di abrogare lo statuto speciale del Jammu e Kashmir.
 
Se da Srinagar arriva qualche informazione, dal resto della regione mancano completamente le notizie. I portali locali sono fermi al 5 agosto. Vi sono forti preoccupazioni che violazioni dei diritti umani possano avvenire senza che si vengano a sapere.
 
Il 9 agosto la stampa internazionale ha riferito di manifestanti colpiti da gas lacrimogeni, proiettili di gomma e da pallini da caccia a Srinagar mentre, durante il coprifuoco, protestavano contro le restrizioni in corso. 
 
Il governo indiano ha negato ma Amnesty International già in passato aveva denunciato come queste misure di “controllo della folla” avessero causato uccisioni e accecamenti di manifestanti. In assenza di informazioni indipendenti, è difficile accertare se e quante vittime vi siano state.
 
Amnesty International India ha sollecitato il governo indiano ad annullare tutte le limitazioni imposte alle comunicazioni e a rilasciare i leader politici arrestati la scorsa settimana. 
 
L’organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che il completo giro di vite nei confronti delle libertà civili rischia di far salire la tensione e di causare ulteriori violazioni dei diritti umani.