Kenya, arresti e maltrattamenti di difensori dei diritti umani

25 Ottobre 2012

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Amnesty International ha sollecitato il ritiro della pretestuosa accusa di incitamento alla violenza mossa contro sette attivisti e difensori dei diritti umani, tra cui volontari e impiegati della stessa organizzazione, e l’avvio di un’indagine sui maltrattamenti inflitti agli arrestati da parte della polizia.

L’accusa di incitamento alla violenza fa riferimento a una protesta organizzata il 14 ottobre 2012 (alla quale due degli accusati, Gakii Kiogora e Minica Otieno Hamisi, non erano neanche presenti), convocata davanti alla stazione di polizia di Humura, a Nairobi, per chiedere maggiore sicurezza nell’insediamento abitativo precario di Mathare. La polizia ha sparato proiettili di gomma, provocando feriti tra i 200-250 manifestanti. Il giorno dopo quattro manifestanti, Peter Kariuki, Julius Rusasia, Maren Atieno e Beatrice Karore, sono stati arrestati  per incitamento alla violenza e posti in carcere.

Il 17 ottobre, sette attivisti e difensori dei diritti umani sono stati arrestati durante una visita alla stazione di polizia di Pangani, dove si erano recati per prendere parte a un incontro già programmato sulla situazione di Mathare.

Tra le persone arrestate, figurano Gakii Kiogora, un impiegato di Amnesty International Kenya e Minica Otieno Hamisi e Frank Sakwa, volontari dell’organizzazione. I sette detenuti sono stati picchiati da un agente e da un comandante di polizia, che li hanno colpiti con una radio, per poi essere picchiati sulla testa, sulle braccia e sulle gambe, e obbligati a sedere sul pavimento.

Il legale di Amnesty International ha visitato la stazione di polizia di Pagani, ma gli è stato impedito di vedere le persone arrestate. La polizia ha negato che i sette difensori di diritti umani si trovassero lì detenuti e non aveva registrato il loro arresto nel fascicolo riguardante l’incidente.

Amnesty International ha chiesto alla polizia kenyana di rispondere ufficialmente circa l’uso eccessivo della forza durante la manifestazione del 14 ottobre e nei successivi arresti e maltrattamenti. In assenza di risposte da parte della polizia, Amnesty International ha presentato un reclamo formale all’Autorità indipendente di supervisione della polizia, all’ufficio della Procura generale, all’ufficio del Difensore civico, al dipartimento del Pubblico ministero e al Capo della polizia.