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Le autorità del Kirghizistan stanno scatenando una repressione senza precedenti sulla società civile nel paese. Il governo, a partire dal 2021, ha sempre più cercato di soffocare le voci dissidenti ed erodere le garanzie sul rispetto dei diritti umani.
“La campagna del governo kirghizo contro la società civile non corrisponde solo a una serie di tentativi casuali e sporadici di reprimere le critiche, ma è strategicamente progettata per soffocare i dissidenti. Le azioni dello stato riflettono alcune delle tattiche più repressive utilizzate di recente nella storia del paese”, ha dichiarato Maisy Weicherding, ricercatrice per l’Asia centrale di Amnesty International.
“In questo momento, il Kirghizistan si trova a un bivio; l’uso deliberato di leggi restrittive da parte del governo dipinge un futuro difficile per la società civile e per gli individui più a rischio, ai quali essa fornisce un aiuto essenziale”, ha proseguito Weicherding.
“A soli tre anni dal suo insediamento, il presidente Sadyr Zhaparov ha guidato un’amministrazione che ha introdotto una serie di iniziative legislative, politiche e pratiche volte a sopprimere le voci critiche e limitare le attività delle Ong, e in particolare di coloro che si impegnano nella difesa dei diritti umani o in ‘attività politiche’”, ha concluso Weicherding.
La proposta di legge sui “rappresentanti stranieri” e le modifiche alla normativa esistente relativa alle Ong, introdotte nell’ottobre 2023, imitano la famigerata legge russa su “agenti stranieri”. Qualora venissero adottate, rischierebbero di compromettere gravemente la capacità delle organizzazioni della società civile di operare liberamente ed efficacemente, violando gli obblighi internazionali del Kirghizistan in materia di diritti umani e privando delle necessarie assistenze coloro che sono più emarginati, servizi che lo stato già fatica a fornire attualmente.
Il linguaggio troppo ampio e ambiguo della nuova legge conferisce alle autorità poteri discrezionali eccessivi per colpire le Ong nel loro legittimo lavoro. Particolarmente allarmante è l’introduzione di nuovi reati penali, insieme a severe sanzioni per gli attivisti e le attiviste della società civile.
Il diritto di riunione pacifica è stato gravemente compromesso da marzo 2022, con divieti generalizzati di protestare nelle principali piazze pubbliche e restrizioni imposte dal tribunale contro i raduni critici nei confronti delle politiche di stato. Inizialmente giustificate come misura temporanea per prevenire “potenziali sommosse di massa” nel contesto della guerra della Russia contro l’Ucraina, queste restrizioni ingiustificate e sproporzionate sono state infine estese fino alla fine di marzo 2024.
A ottobre 2022, 27 persone, tra cui la difensora dei diritti umani Rita Karasartova, sono state detenute arbitrariamente a seguito di una protesta contro un accordo di demarcazione del confine con l’Uzbekistan e ora stanno andando incontro ad accuse penali infondate.
La libertà di stampa è sotto attacco, come dimostrato dalla bozza di legge sui media introdotta nel maggio 2023. Questa proposta di legge estende il controllo governativo sulle risorse online e limita i contenuti basandosi su termini vaghi legati a “moralità” e “salute”.
Il servizio radiofonico kirghizo di RFE/RL è riuscito a resistere a un tentativo di chiusura tra aprile e luglio 2023, mentre il giornale indipendente Kloop è stato bloccato nel settembre 2023. Più di recente, 11 giornalisti sono stati arrestati per il loro coinvolgimento in progetti associati al giornalista d’inchiesta Bolot Temirov, a cui è stata revocata la cittadinanza kirghiza e che è stato deportato dal paese nell’agosto 2022.
Anche l’indipendenza del sistema giudiziario è sotto minaccia, tramite una legge approvata nel settembre 2023 che consente al Presidente di annullare le decisioni della Corte costituzionale basandosi su nozioni soggettive di “valori morali e coscienza sociale”.
Amnesty International invita il governo kirghizo a riconsiderare la sua proposta di legge restrittiva e ad abrogare le leggi eccessivamente repressive già in vigore. Le autorità dovrebbero impegnarsi in un dialogo significativo con la società civile e rispettare i loro impegni internazionali in materia di diritti umani. Devono inoltre promuovere un ambiente in cui i diritti alla libertà di espressione, riunione pacifica e associazione, siano protetti e rispettati.
“Una società civile prospera, in grado di operare liberamente e senza timori, è un patrimonio inestimabile e insostituibile per qualsiasi paese, specialmente di fronte a crisi economiche e climatiche – e la società civile kirghiza si è dimostrata a lungo essere un tale patrimonio. È ora che il governo del Kirghizistan liberi il futuro, accolga la critica costruttiva e la libertà d’ espressione e tracci una rotta nel rispetto della dignità e dei diritti di tutti”, ha dichiarato Maisy Weicherding.