Kuwait, condannato a 10 anni per tweet offensivi

8 Giugno 2012

Tempo di lettura stimato: 2'

Amnesty International ha chiesto la liberazione immediata e incondizionata di Hamad al-Naqi, un esponente della minoranza musulmana sciita che il 5 giugno 2012 è stato condannato a 10 anni di carcere e lavori forzati per aver postato su Twitter commenti giudicati offensivi nei confronti delle autorità dell’Arabia Saudita e del Bahrein e dell’Islam. Al-Naqi continua a sostenere che il suo account su Twitter è stato attaccato e che non è stato lui l’autore di quei testi.

Arrestato il 27 marzo, al-Naqi è stato oggetto di una violenta campagna diffamatoria da parte della maggioranza sunnita, che ha chiesto a più riprese la sua condanna a morte in quanto ‘blasfemo’.

L’articolo 15 della Legge sulla sicurezza nazionale punisce con una pena minima di tre anni di carcere le dichiarazioni a mezzo stampa (compresi i tweet) ritenuti una minaccia alla sicurezza. Altri cittadini kuwaitiani sono sotto processo per aver espresso le proprie opinioni sui blog e su Twitter.

Il giorno in cui al-Naqi è stato condannato, l’emiro del Kuwait aveva respinto un emendamento al codice penale secondo il quale ‘insultare Dio, i suoi profeti e i suoi messaggeri’ avrebbe automaticamente comportato una condanna a morte. L’emendamento può ancora diventare legge, superando l’eventuale veto dell’emiro, se approvato da due terzi dei parlamentari.

Amnesty International continua a chiedere che l’emendamento alla Legge sulla sicurezza nazionale non sia approvato.