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La proposta del governo della Bielorussia di proibire quasi tutti i tipi di manifestazione è un altro attacco al diritto alla libertà di espressione e di riunione del popolo bielorusso, ha dichiarato Amnesty International.
Dopo diverse ‘manifestazioni silenziose’, le autorità hanno pubblicato venerdì 29 luglio un progetto di legge che, se adottato, renderebbe obbligatorio chiedere un’autorizzazione al governo per ogni raduno consistente in ‘azione o inazione come forma di espressione pubblica di un’attitudine sociopolitica o come una protesta’.
Le persone ritenute colpevoli di partecipazione a manifestazioni ‘inattive’ possono incorrere in 15 giorni di detenzione amministrativa o in una multa.
Amnesty International ha chiesto al parlamento della Bielorussia di ritirare queste modifiche draconiane a una legge che viola gli standard internazionali sulla libertà di espressione e riunione.
Secondo il Centro per i diritti umani Viasna, le autorità hanno arrestato oltre 2000 persone che partecipavano a ‘manifestazioni silenziose’. Fino all’80 per cento di coloro che sono stati inizialmente arrestati sono stati poi condannati a 15 giorni di detenzione amministrativa o a una multa.
Da giugno, in tutto il paese ‘manifestanti silenziosi’ si riuniscono in gruppi più o meno grandi per mostrare la loro opposizione alla politica del governo. In alcuni casi, i manifestanti hanno applaudito o marciato silenziosamente. In un’occasione hanno fatto suonare contemporaneamente le sveglie dei loro cellulari.
Le modifiche proposte alla Legge sulle azioni collettive imporrebbero ulteriori restrizioni sui luoghi dove tenere le manifestazioni.
Anche senza questi emendamenti è quasi impossibile organizzare delle riunioni pubbliche nel centro di Minsk.
Le autorità hanno iniziato a trattare i manifestanti con sempre maggiore brutalità. Ufficiali del Kgb in borghese hanno arrestato ‘manifestanti silenziosi’ senza identificarsi, e hanno picchiato manifestanti pacifici.
Agenti di polizia hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere le ‘manifestazioni silenziose’ e il governo ha bloccato i social network per ostacolare gli organizzatori.