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La Camera dei deputati ha approvato il decreto-legge 1/2023 del 2 gennaio.
“Le misure contenute nel provvedimento hanno l’evidente obiettivo di ostacolare le attività di soccorso delle Ong nel Mediterraneo centrale. Fanno parte del tentativo di assicurare che il maggior numero possibile di persone sia intercettato dai guardiacoste libici e riportato in Libia a subire detenzioni arbitrarie e torture”, ha dichiarato Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International sull’immigrazione.
“La nuova legislazione, insieme alla prassi dei ‘porti lontani’, che richiede alle Ong di sbarcare le persone soccorse in luoghi assai distanti dalle zone dove svolgono le attività di ricerca e soccorso in mare, rischia di provocare molte altre morti in mare. Causerà inevitabilmente maggiore sofferenza alle persone sopravvissute ai naufragi e produrrà l’ulteriore criminalizzazione delle legittime azioni di coloro che difendono i diritti umani”, ha aggiunto de Bellis.
Molti organismi, tra cui la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa e la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani avevano criticato il decreto-legge e la prassi dei “porti lontani”, mettendo in luce il potenziale contrasto con gli obblighi internazionali dell’Italia e il rischio di privare persone in pericolo di vita della fondamentale assistenza delle Ong di ricerca e soccorso in mare.