La Cina deve rilasciare il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo e la moglie

7 Ottobre 2011

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A un anno dal conferimento del premio Nobel per la pace al prigioniero di coscienza Liu Xiaobo e alla sottoposizione agli arresti domiciliari della moglie Liu Xia, Amnesty International ha chiesto il loro rilascio immediato.

Liu Xiaobo è stato condannato nel 2009 a 11 anni di carcere per ‘incitamento alla sovversione dei poteri dello stato’, a conclusione di un processo iniquo. Contrariamente a quanto prevedono le stesse leggi cinesi, è stato detenuto in incommunicado da dicembre 2008. Liu Xia, artista e poetessa, vive in isolamento forzato nella sua abitazione a Pechino dall’8 ottobre dello scorso anno, poche ore dopo che a suo marito era stato conferito il premio Nobel per la pace.

‘Senza essere accusata di un reato, senza un processo o un’altra procedimenti legale e senza avere mezzi per contestare la sua detenzione, Liu Xia è stata messa agli arresti domiciliari e da allora è praticamente scomparsa, solo perché è la moglie di una persona nota per le sue posizioni critiche nei confronti del governo. Liu Xiabo deve essere rilasciato immediatamente e incondizionatamente e tutte le restrizioni nei confronti di Liu Xia devono essere eliminate’ – ha detto Catherine Baber, vicedirettrice di Amnesty International per l’Asia e il Pacifico.

Liu Xia è stata sentita l’ultima volta a febbraio 2011 quando è riuscita a stabilire un breve contatto con un amico. Durante la conversazione online, Liu Xia ha detto che era triste, non poteva uscire e che tutta la sua famiglia era tenuta in ostaggio.

La madre di Liu Xia, che vive nello stesso complesso, è stata autorizzata solo occasionalmente a incontrarla; inoltre lei e altri membri della famiglia hanno subito pressione da parte della polizia affinché non divulgassero dettagli sulla situazione di Liu Xia. Secondo informazioni degli organi di stampa, suo cognato ha potuto vederla la prima volta solo la scorsa settimana. Fonti non ufficiali sostengono che Liu Xia e Liu Xiaobo si siano sono incontrati due volte da gennaio di quest’anno.

Mel marzo 2011, le autorità hanno riferito al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, che sta indagando sul caso, che non sono state prese ‘misure legali attuative’ nei confronti della donna.

Prima di essere formalmente arrestato, le autorità hanno chiesto che Liu Xiaobo fosse messo sotto ‘sorveglianza residenziale’, una forma di arresti domiciliari per sospettati e imputati stabilita dal codice di procedura penale.

Tuttavia, contrariamente a quanto stabilito dalla legge, lo hanno trasferito dalla sua abitazione e messo in isolamento in una località non nota.

Amnesty International è estremamente preoccupata per la bozza del codice di procedura penale recentemente pubblicata che permetterebbe alla polizia di porre i sospettati  sotto ‘sorveglianza residenziale’ fino a sei mesi, ma non nella loro abitazioni.

Quando si riteneva che il caso riguardasse reati quali ‘mettere in pericolo la sicurezza dello stato’ e ‘terrorismo’  o quando è stato notificato di ‘danneggiare le indagini’, i suoi familiari non sono stati informati dei motivi dell’arresto né del luogo di detenzione.

Quest’anno le autorità cinesi hanno mostrato lo stesso simile disprezzo delle leggi nazionali e dei regolamenti arrestando oltre 130 attivisti, blogger e avvocati nella cosiddetta ‘repressione dei gelsomini’ per impedire manifestazioni ispirate agli aventi del Medio Oriente.

La maggioranza degli attivisti, blogger e avvocati è detenuta in incommunicado e in località sconosciute senza che siano mai state emesse notifiche ufficiali del loro arresto.

Molti di coloro che sono stati rilasciati non hanno parlato della loro esperienza per timore di ulteriori ripercussioni. Tuttavia, i loro amici hanno potuto descrivere alcune delle conseguenze: perdita di peso, di memoria, insonnia e altri segni di traumi.

Coloro che hanno parlato, come noti artisti come Ai Weiwei, e gli avvocati per i diritti umani Jiang Tianyong e Liu Shihui hanno descritto come sono stati picchiati e presi a calci, ripetutamente interrogati, costantemente controllati, privati del sonno e obbligati a stare seduti per oltre 15 ore.

Altri, come il blogger Wang Lihong e l’attivista per i diritti umani Ding Mao, sono stati sottoposti e processi e sono ancora in detenzione preventiva in attesa di un processo per reati quali ‘incitamento alla sovversione dei poteri dello stato’.