La Cina è responsabile della morte dell’attivista Yang Tongyan

8 Novembre 2017

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L’attivista e scrittore cinese Yang Tongyan è deceduto il 7 novembre all’età di 56 anni, dopo aver trascorso quasi metà della sua vita in carcere.

Yang Tongyan è morto dopo che il 23 agosto, tardivamente rilasciato per motivi di salute, era stato operato per rimuovere un tumore al cervello.

Dopo aver subito una condanna a 10 anni di carcere per aver criticato la repressione e i massacri del 1989 contro il movimento per la democrazia, nel 2016 Yang Tongyan era stato condannato ad altri 12 anni per il reato di “sovversione”, solo per aver scritto testi che invocavano un cambiamento politico verso la democrazia.

È la terza volta in tre anni che un prigioniero di coscienza muore per motivi di salute nel corso della detenzione.

Nel luglio di quest’anno il premio Nobel per la pace Liu Xiaobo era deceduto in un ospedale cinese mentre stava scontando una condanna a 11 anni di carcere. Le autorità di Pechino gli avevano negato l’autorizzazione a recarsi all’estero per curare il tumore che lo aveva colpito. Sua moglie, Liu Xia, continua a essere sottoposta a rigide misure di sorveglianza.

Nel marzo 2014 l’attivista Cao Shunli era morta d’insufficienza organica multipla. Era stata arrestata nel settembre 2013 all’aeroporto di Pechino mentre si stava recando a Ginevra per assistere a un seminario di formazione sui diritti umani. In carcere non aveva ricevuto cure mediche adeguate e le sue richieste di scarcerazione per motivi di salute erano state sempre respinte.

Le autorità cinesi sono responsabili della tardiva concessione della scarcerazione per motivi di salute e del diniego delle richieste dei detenuti di ricevere cure mediche fuori dal carcere o all’estero.