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Amnesty International ha preso posizione sulla nuova procedura d’infrazione aperta dalla Commissione europea nei confronti dell’Ungheria a seguito del pacchetto di misure xenofobe entrate in vigore nel paese il 1° luglio 2018.
“Il tentativo da parte dell’Ungheria di proibire la legittima e importante azione delle singole persone e delle organizzazioni della società civile che proteggono i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo è inaccettabile”, ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.
“Schierandosi contro una serie di leggi che violano palesemente le norme dell’Unione europea in materia di diritti umani, la Commissione europea ha fatto sapere in modo chiaro e privo di ambiguità che le politiche xenofobe dell’Ungheria non saranno tollerate”, ha aggiunto McGowan.
“I leader europei, rimasti ampiamente in silenzio di fronte alla repressione dei diritti umani in Ungheria, devono ora seguire il percorso avviato dalla Commissione e chiedere il ritiro delle nuove leggi”, ha sottolineato McGowan.
“Domani il parlamento ungherese si appresta ad approvare ulteriori norme sulla libertà di espressione e di associazione. Per questo, è più importante che mai prendere una posizione forte e chiara nei confronti del governo di Budapest”, ha concluso McGowan.
Ulteriori informazioni
Le leggi approvate il 1° luglio 2018 prevedono che coloro – compresi avvocati e Ong – che forniscono assistenza a migranti e richiedenti asilo possano vedersi limitato l’accesso ai luoghi ove si esaminano le domande d’asilo e subire procedimenti penali se aiuteranno a presentare domande che saranno rigettate.
Inoltre, diviene impossibile chiedere asilo in Ungheria da parte di persone precedentemente transitate in altri paesi.
Per la Commissione europea, queste misure violano le direttive riguardanti le procedure d’asilo, le condizioni di accoglienza e la determinazione delle qualifiche, oltre che il diritto d’asilo in sé. Sono inoltre incompatibili con le norme dell’Unione europea sulla libertà di movimento dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari.
Il 20 luglio è attesa l’approvazione, da parte del parlamento ungherese di un’altra serie di norme repressive tra cui l’introduzione di una tassa speciale per le Ong ritenute “pro-immigrazione” che potrebbe far perdere loro il 25 per cento dei finanziamenti e il divieto di svolgimento di manifestazioni pacifiche per ragioni descritte in modo assai vago.
Oltre all’avvio della nuova procedura d’infrazione, la Commissione europea ha alzato di livello una procedura già in atto e ha riferito il caso dell’Ungheria alla Corte di giustizia dell’Unione europea.