La Corte europea dei diritti umani afferma il diritto all’obiezione di coscienza

7 Luglio 2011

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Il 7 luglio, con una sentenza di grande portata, la Grande camera della Corte europea dei diritti umani ha affermato che gli stati hanno il dovere di rispettare il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare come parte dell’obbligo di rispettare il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione espresso nell’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti umani.

Per la prima volta, il diritto all’obiezione di coscienza viene espressamente riconosciuto nel contesto della Convenzione europea dei diritti umani.

La sentenza fa riferimento alla vicenda  di Vahan Bayatyan, un testimone di Geova dell’Armenia che nel 2001 era stato condannato a un anno e mezzo per aver rifiutato di svolgere il servizio militare. La pena era stata aumentata di un anno in appello, e poi confermata dalla Corte suprema, in quanto le motivazioni di Bayatyan erano ‘infondate e pericolose’.

Alla luce di questa sentenza, Amnesty International, Conscience and Peace Tax International, International Commission of Jurists, Quaker United Nation Office e War Resisters’ International hanno chiesto a Turchia e Azerbaigian di prevedere nella legislazione interna l’obiezione di coscienza al servizio militare. Le organizzazioni hanno anche chiesto all’Armenia di emendare la Legge sul servizio alternativo del 2003 per prevedere un’autentica alternativa di natura civile, di carattere non deterrente e non punitivo, in linea con gli standard europei e internazionali.

Oltre 80 testimoni di Geova sono stati imprigionati negli ultimi quattro anni per aver rifiutato di svolgere il ‘servizio alternativo’  previsto dalla Legge del 2003. La sua durata  (42 mesi, la più lunga al mondo, quasi il doppio del periodo di leva militare) e la stretta supervisione da parte delle autorità militari non sono coerenti con quanto previsto dagli standard europei e internazionali.