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La Corte europea dei diritti umani ha bloccato la prevista espulsione dal Regno Unito verso la Giordania del cittadino giordano Omar Othman (noto come Abu Qatada).
La Corte europea ha giudicato che se il Regno Unito espellesse Abu Qatada in Giordania violerebbe il suo diritto a un processo equo. Su un secondo punto del suo verdetto, la Corte europea ha tuttavia ritenuto che espellere Abu Qatada sulla base di assicurazioni diplomatiche negoziate tra Giordania e Regno Unito non violerebbe il suo diritto a non subire torture e maltrattamenti.
Da un lato, dunque, la Corte europea ha stabilito che una persona non può essere espulsa per prendere parte, da imputato, in un processo nel quale verrebbero probabilmente ammesse e usate prove estorte con la tortura, concludendo dunque che la tortura annulla il diritto a un processo equo. Dall’altro, il massimo organo di giustizia europeo ha affermato che le assicurazioni diplomatiche possono, in determinate circostanze, essere considerate sufficienti a ridurre il rischio di tortura.
Nell’ultimo decennio, specialmente nel contesto della lotta al terrorismo, i governi hanno scantonato dal divieto di tortura, dando il via libera a espulsioni verso paesi noti per torturare, dopo aver ricevuto improbabili garanzie che la persona in questione non sarebbe stata torturata. La sentenza della Corte europea contribuirà ulteriormente all’indebolimento del divieto di tortura.
Abu Qatada, residente nel Regno Unito con status di rifugiato dal 1994, è stato condannato rispettivamente all’ergastolo e a 15 anni in due separati processi, nel 1999 e nel 2000, in entrambi i casi in contumacia. Aveva fatto ricorso alla Corte europea nel febbraio 2009, dopo che il Comitato d’appello della Camera dei Lord aveva approvato la sua espulsione verso la Giordania, facendo affidamento proprio sulle assicurazioni diplomatiche fornite dal governo di quel paese al Regno Unito.