La dimensione della sorveglianza informatica segreta è “una crisi internazionale dei diritti umani” di cui NSO Group è complice

23 Luglio 2021

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In un nuovo documento reso noto il 23 luglio dopo le rivelazioni del “Pegasus Project”, Amnesty International ha dichiarato che la vasta scala delle violazioni dei diritti umani perpetrate attraverso la sorveglianza informatica segreta ha smascherato una crisi globale dei diritti umani.

Il documento mette a fuoco il devastante impatto globale sui diritti umani causato da un’industria scarsamente regolamentata.

“Negli ultimi giorni, il mondo si è giustamente scandalizzato per il fatto che, sistematicamente, attivisti per i diritti umani, giornalisti e avvocati sono stati presi di mira dallo spyware Pegasus. Il ‘Pegasus project’ ha rivelato non solo i rischi e i danni subiti dalle persone illegalmente spiate ma anche le conseguenze destabilizzanti a livello globale per i diritti umani e per la sicurezza complessiva dell’ambiente digitale”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale.

“La NSO è solo uno degli attori di un’industria pericolosa che opera ai limiti della legalità da troppo tempo e non possiamo consentire che si vada avanti così. C’è urgente bisogno di regole più stringenti sull’industria della sorveglianza informatica, di una maggiore sorveglianza su quest’industria che si muove nell’ombra e di meccanismi che chiamino i responsabili delle violazioni dei diritti umani a risponderne”, ha proseguito Callamard.

La responsabilità degli stati e quella aziendale

Da anni Amnesty International mette in guardia sui pericoli per i diritti umani posti dall’industria della sorveglianza informatica e denuncia casi specifici di sorveglianza illegale facilitati dalla NSO Group.

Gli stati hanno obblighi vincolanti, sulla base del diritto internazionale dei diritti umani, rispetto alle minacce alla protezione dei diritti umani portate da soggetti terzi, comprese le aziende private che operano al di fuori dei loro confini.

Secondo gli standard internazionali, un’azienda piò essere complice di violazioni dei diritti umani se attraverso le sue attività commerciali contribuisce alla commissione di tali violazioni o se è a conoscenza, o dovrebbe esserlo, che le sue attività potranno favorire il loro proseguimento.

È chiaro che la tecnologia della NSO Group abbia consentito le violazioni dei diritti umani rivelate dal “Pegasus Project”. Considerato soprattutto che i casi di sorveglianza erano collegati agli stessi stati che avevano usato lo spyware Pegasus, ogni persona ragionevole avrebbe dovuto sapere che quelle violazioni sarebbero state probabili.

“Aziende private come la NSO Group hanno dimostrato di aggirare le loro responsabilità impunemente, realizzando profitti attraverso violazioni dei diritti umani. Consentendo l’uso del software Pegasus senza prendere misure adeguate per proteggere i nostri diritti, gli stati hanno consentito l’espansione di un sistema illegale che ha dato luogo a violazioni dei diritti umani su vasta scala”, ha commentato Callamard.

“Ci auguriamo che il fatto che leader e altri esponenti politici nel mondo possano essere finiti nel mirino della tecnologia di sorveglianza digitale suoni come una sveglia per regolamentare quell’industria. Se i leader del mondo sono spiati in questo modo, allora sono a rischio i diritti di tutti”, ha sottolineato Callamard.

“Per impedire ulteriori violazioni dei diritti umani servono urgentemente controlli efficaci e sarà necessario assumere tutte le iniziative legali per scoprire la reale dimensione e natura della complicità della NSO Group in violazioni dei diritti umani”, ha concluso Callamard.

Amnesty International chiede un’immediata moratoria sull’esportazione, la vendita, il trasferimento, l’uso di tecnologia di sorveglianza digitale fino a quando non saranno adottate regole basate sul rispetto dei diritti umani.

La NSO Group è autorizzata a esportare lo spyware Pegasus dal ministero della Difesa israeliano. Amnesty International chiede al governo israeliano di revocare le autorizzazioni in corso, dato il rischio che lo spyware possa essere usato per commettere violazioni dei diritti umani. La NSO Group, inoltre, dovrebbe disabilitare i sistemi venduti ai clienti nei casi in cui vi siano prove credibili che ne sia stato fatto un uso improprio.

Amnesty International chiede infine alla NSO Group di pubblicare un rapporto sulla trasparenza basato sui diritti umani che renda noti i casi di uso improprio dei suoi prodotti, gli stati di destinazione, i contratti e ogni altra informazione necessaria per indagare a fondo su possibili violazioni dei diritti umani collegate alle sue attività commerciali.

Ulteriori informazioni

Il “Pegasus Project” nasce dalla collaborazione tra oltre 80 giornalisti di 17 mezzi d’informazione di 10 paesi, sotto il coordinamento di “Forbidden Stories”, un organismo senza scopo di lucro che ha sede a Parigi, con l’assistenza tecnica di Amnesty International che ha analizzato i telefoni cellulari per identificare le tracce dello spyware.

La NSO Group sostiene che il suo spyware sia usato solo per indagare legalmente su criminalità e terrorismo, ma le recenti indagini di Amnesty International hanno evidenziato che la sua tecnologia è utilizzata in parallelo contro la società civile in chiara violazione del diritto internazionale dei diritti umani.

Lo spyware prodotto dalla NSO Group si presta alla violazione dei diritti umani, dato il suo design e la mancanza di controlli in essere per assicurare che funzioni adeguatamente. Gli stati hanno usato Pegasus per spiare illegalmente singole persone, violando completamente il loro diritto alla privacy.

Per come è realizzato, Pegasus impatta profondamente sul diritto alla privacy: s’insinua surrettiziamente ed è particolarmente invasivo dato che può raccogliere ed elaborare dati personali e privati in quantità illimitata.

La NSO Group non ha preso misure adeguate per fermare l’uso del suo prodotto ai fini di spiare illegalmente attivisti, avvocati e giornalisti, nonostante sapesse o avrebbe dovuto sapere che ciò era proprio quanto stava avvenendo.

La NSO Group ha “fermamente negato (…) false accuse basate su ipotesi errate” e “teorie non avvalorate”, ribadendo che è impegnata in “una missione per salvare vite umane”. Una più ampia sintesi della riposta della NSO Group è disponibile qui.