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Tra ottobre e novembre del 2023, nella capitale della Giordania Amman, almeno 1000 persone sono state arrestate per aver espresso, in piazza o sulle piattaforme social, sostegno ai palestinesi di Gaza, criticato l’atteggiamento del governo nei confronti di Israele o invocato uno sciopero generale. Altri cinque arresti sono avvenuti tra novembre e dicembre.
Trecento degli arrestati sono poi stati assolti. Gli altri, molti dei quali scarcerati su cauzione in attesa del processo, sono stati incriminati per “danneggiamento di proprietà pubblica”, “incitamento alla discordia” e “atti di violenza”.
Altre persone sono state arrestate per violazione della Legge sui reati informatici dell’agosto 2023 che, usando una terminologia volutamente vaga, criminalizza ogni comunicazione su portali e piattaforme social che possa costituire offesa ai pubblici ufficiali.
Ayman Sanduka, attivista politico e docente di Matematica, è stato arrestato alla fine del 2023 per aver pubblicato online una lettera al re che criticava le relazioni diplomatiche della Giordania con Israele. Il 24 gennaio 2024 è stato condannato a tre mesi di carcere per “diffamazione di un pubblico ufficiale” ed è in attesa del processo d’appello. Altri tre imputati sono stati condannati a tre mesi di carcere per “aver pubblicato foto, informazioni o notizie di pubblici ufficiali” o “aver inviato, inoltrato o pubblicato informazioni diffamatorie e calunniose”.
Per aver violato la Legge sui reati informatici è sotto processo anche un manifestante che, nel 2023, durante una protesta in favore dei palestinesi aveva cantato cori contro il governo. Il motivo? Le immagini dei cori erano finite online.