La Libia non deve reprimere le proteste

17 Febbraio 2011

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Amnesty International ha chiesto alle autorità libiche di porre fine alla repressione delle proteste pacifiche, all’indomani delle violenze scoppiate mercoledì 16 febbraio a Bengasi nel corso di manifestazioni seguite all’arresto di alcuni attivisti. Decine di persone, tra le molte scese in strada per chiedere il loro rilascio, sono state ferite dalle forze di sicurezza che hanno anche fatto ricorso a lacrimogeni e getti d’acqua per disperdere la folla.

Fathi Terbel e Fraj Esrahani, due degli arrestati, fanno parte del comitato dei familiari delle vittime del massacro di oltre 1000 detenuti nella prigione di Abu Salim, avvenuto nel 1996, e nei giorni precedenti avevano indetto una grande manifestazione, ispirata a quelle tunisine ed egiziane, per chiedere riforme politiche. Sono stati rilasciati dopo diverse ore dall’arresto, mentre è ancora incerta la sorte di altri due esponenti del comitato, Boubaker Mohamed al-Alouani e Salem Mohamed al-Alouani.

Le autorità libiche devono consentire lo svolgimento delle proteste pacifiche, anziché trattarle col pugno di ferro. I libici hanno lo stesso diritto degli egiziani e dei tunisini di esprimere il loro malcontento e chiedere riforme. È il momento che il governo libico riconosca e rispetti queste richieste‘ – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

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