La nostra accusa al presidente tunisino Kais Saied

9 Marzo 2023

Photo by JOHANNA GERON/POOL/AFP via Getty Images

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Amnesty International ha sollecitato le autorità tunisine a mettere subito fine all’ondata di attacchi contro i migranti neri africani iniziata nei primi giorni di febbraio e aumentata dopo le parole razziste e xenofobe pronunciate dal presidente Kais Saied il 21 febbraio.

Quel giorno, durante una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, il presidente Said aveva fatto commenti d’odio e discriminatori, favorendo così la violenza contro i neri africani: folle di facinorosi erano scese in strada aggredendo migranti, studenti e richiedenti asilo, decine dei quali erano poi stati arrestati dalla polizia e successivamente espulsi.

Secondo il presidente Saied, “orde di migranti irregolari provenienti dall’Africa subsahariana” erano arrivati in Tunisia, “con la violenza, i crimini e i comportamenti inaccettabili che ne sono derivati”: una situazione “innaturale”, parte di un disegno criminale per “cambiare la composizione demografica” e fare della Tunisia “un altro stato africano che non appartiene più al mondo arabo e islamico”.

“Il presidente Saied deve ritrattare le sue parole e ordinare indagini per dare il chiaro segnale che la violenza razzista contro i neri africani non sarà tollerata. Deve smetterla di cercare capri espiatori per i problemi economici e politici del paese. La comunità dei migranti neri africani ha il terrore di subire arresti arbitrari o espulsioni sommarie”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Fino ad oggi le autorità tunisine hanno minimizzato se non negato completamente quanto è accaduto. Ora devono indagare sulle violenze della polizia contro i migranti neri africani, porre subito fine alle espulsioni e impedire ulteriori attacchi razzisti da parte di gruppi violenti o agenti dello stato”, ha aggiunto Morayef.

Dopo due settimane di negazione dei fatti e le proteste internazionali suscitate dalle parole del presidente Saied, il 5 marzo le autorità tunisine hanno annunciato “nuove misure” per favorire sia la residenza legale dei migranti che le procedure di rimpatrio “per coloro che vorranno lasciare volontariamente il paese”. Tuttavia, le violenze sono proseguite.

Amnesty International ha intervistato 20 persone attualmente a Tunisi: cinque richiedenti asilo e 15 migranti irregolari provenienti da vari stati dell’Africa subsahariana. Tutti hanno denunciato di essere stati aggrediti da folle violente e che in almeno tre mesi la polizia, pur presente, è rimasta a guardare.

Avvocati senza frontiere, un’organizzazione non governativa che fornisce aiuto legale ai richiedenti asilo e ai migranti, ha dichiarato che dall’inizio di febbraio almeno 840 migranti, studenti e richiedenti asilo neri africani sono stati arrestati in varie città della Tunisia.

Tutte le testimonianze sono state concordi nell’affermare che, dopo il discorso del presidente Saied, uomini armati di bastoni e coltelli hanno compiuto aggressioni in strada e assaltato abitazioni private.  In otto casi, migranti e richiedenti asilo neri africani sono stati cacciati dalle loro abitazioni e i loro beni personali sono stati rubati o distrutti. Altri sono stati sfrattati dai proprietari dopo che erano circolate minacce che chiunque ospitasse o impiegasse “migranti illegali” sarebbe stato punito.

Amnesty International ha esaminato video e immagini dall’interno del centro di detenzione di Ouardia, a Tunisi, che mostrano agenti picchiare migranti. In un video, gli agenti trascinano un nero africano per una rampa di scale.

Negli ultimi giorni centinaia di neri africani sono stati minacciati affinché tornassero negli stati di origine. Il 1° marzo è stato rimpatriato un gruppo di guineani, il 4 marzo sono stati espulsi almeno 300 maliani e ivoriani in quelle che sono state definite “evacuazioni volontarie”.

Negli ultimi mesi i mezzi d’informazioni tradizionali e le piattaforme social hanno alimentato campagne contro i neri africani. Esponenti del Partito nazionalista tunisino, che denuncia “la grande sostituzione” demografica, sono regolarmente intervistati e promuovono le loro tesi online senza alcuna reazione da parte delle autorità.