La pena di morte nel 2012 – Fatti e cifre

8 Aprile 2013

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Nel 2012 sono state messe a morte almeno 682 persone in 21 paesi, rispetto alle 680 esecuzioni registrate nel 2011 in 21 paesi.

La maggior parte delle esecuzioni ha avuto luogo, nell’ordine, in Cina, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Stati Uniti d’America e Yemen.
 
La Cina ha messo a morte più persone che il resto del mondo messo insieme, ma il numero reale non è noto a causa della segretezza che circonda l’uso della pena di morte nel paese. Il dato di 682 esecuzioni non comprende dunque le migliaia di condanne a morte eseguite in Cina.
 
Vi è stata una crescita allarmante delle esecuzioni in Iraq, dove sono state messe a morte almeno 129 persone, quasi il doppio rispetto alle 68 del 2011.
 
Nel corso del 2012, solo 21 paesi – uno su 10 – hanno eseguito condanne a morte. Il numero dei paesi è uguale al 2011, ma è diminuito di un quarto rispetto a quello di un decennio prima (28 paesi nel 2003).

Il 20 dicembre, 111 stati membri delle Nazioni Unite hanno votato a favore della quarta risoluzione dell’Assemblea generale relativa alla moratoria sull’uso della pena di morte.

Commutazioni o provvedimenti di grazia in favore di prigionieri condannati a morte sono stati registrati in 27 paesi, rispetto ai 33 del 2011.
 
Sono state emesse almeno 1722 condanne a morte in 58 paesi, un dato in diminuzione rispetto alle 1923 condanne a morte inflitte in 63 paesi nel 2011.
 
Il 2012 ha visto la ripresa delle esecuzioni in paesi che da tempo non facevano ricorso alla pena di morte, come Gambia (quasi tre decenni), India (oltre otto anni) e Pakistan (oltre quattro anni).
 
Per eseguire le condanne a morte sono stati utilizzati i seguenti metodi: decapitazione, impiccagione, iniezione letale e fucilazione.
 
Almeno due minorenni all’epoca del reato sono stati messi a morte in Yemen, in violazione del diritto internazionale.
 
Nella maggior parte dei paesi in cui sono state registrate esecuzioni, i procedimenti giudiziari non hanno rispettato gli standard internazionali sui processi equi. In alcuni paesi, tra cui Afghanistan, Arabia Saudita, Bielorussia, Cina, Corea del Nord, Iran, Iraq e Taiwan, sono state estorte ‘confessioni’ mediante torture e maltrattamenti.
 
In Bielorussia e Giappone, i prigionieri non sono stati avvisati dell’imminente esecuzione, così come i loro parenti e avvocati. In Bielorussia e Botswana, i corpi dei prigionieri messi a morte non sono stati restituiti alle famiglie per la sepoltura.

Esecuzioni in pubblico hanno avuto luogo in Arabia Saudita, Corea del Nord, Iran e Somalia.
 
Prigionieri sono stati ancora una volta condannati o messi a morte per crimini che non rientrano nella definizione di ‘reati più gravi’ come l’omicidio premeditato prevista dal diritto internazionale. In alcuni paesi sono state eseguite o emesse condanne a morte per reati legati alla droga, o per adulterio e sodomia (Iran), blasfemia (Pakistan), reati di natura economica (Cina) e stupro (Arabia Saudita).  

AFRICA
 
Sono state eseguite almeno 40 condanne a morte in cinque paesi dell’Africa subsahariana.
 
In Gambia ad agosto, dopo quasi 30 anni, sono state eseguite nove condanne a morte in un solo giorno.
 
In Sudan hanno avuto luogo almeno 19 esecuzioni e sono state emesse 199 condanne.
 
Il 5 luglio il Benin ha depositato gli strumenti di ratifica per l’adesione a un importante trattato delle Nazioni Unite per l’abolizione della pena di morte. Il Madagascar lo ha firmato il 24 settembre ma non lo ha ancora ratificato.
 
Il governo del Ghana ha accolto la raccomandazione di abolire la pena di morte dalla nuova Costituzione.
 
A differenza del 2011, non sono state emesse condanne a morte in Burkina Faso, Malawi e Sierra Leone. In quest’ultimo paese, dopo un provvedimento di grazia del mese di aprile, non vi sono più prigionieri nel braccio della morte.

 
AMERICHE

Gli Stati Uniti d’America sono stati l’unico paese del continente a eseguire condanne a morte: 43, come nel 2011 ma in soli nove stati, rispetto ai 13 dell’anno precedente.  Ad aprile, il Connecticut è diventato il 17esimo stato abolizionista degli Usa.
 
Con l’eccezione di 12 condanne a morte inflitte in tre paesi (Barbados, Guyana, Trinidad e Tobago), l’America centrale, l’America meridionale e i Caraibi sono risultate zone libere dalla pena di morte.
 
Dopo un riesame da parte della Corte suprema di tutti i casi dei condannati a morte, in Guatemala sono state commutate 53 sentenze capitali.
 
 
ASIA – PACIFICO
 
Sono state eseguite almeno 38 condanne a morte in otto paesi. Questo dato non comprende le migliaia di esecuzioni che si ritiene abbiano avuto luogo in Cina, dove sono state messe a morte più persone che nel resto del mondo. La reale dimensione della pena di morte in questo paese resta sconosciuta in quanto le informazioni sono considerate segreti di stato.
 
In India è stata eseguita la prima condanna a morte dopo oltre otto anni, con l’impiccagione dell’unico sopravvissuto agli attacchi armati di Mumbai del 2008.
 
In Pakistan vi è stata la prima esecuzione dopo oltre quattro anni, mentre Afghanistan e Giappone hanno ripreso a eseguire condanne a morte dopo rispettivamente 17 e 20 mesi.
 
In Vietnam non sono state eseguite condanne a morte e Singapore ha osservato una moratoria mentre era in corso un dibattito su possibili emendamenti alle leggi sulla pena di morte.
 
La Mongolia ha ratificato un importante trattato delle Nazioni Unite per l’abolizione della pena di morte. 
 

EUROPA E ASIA CENTRALE
 
La Bielorussia ha continuato a essere l’unico paese nella regione Europa – Asia centrale a eseguire condanne a morte. Lo ha fatto in forma segreta, mettendo a morte almeno tre persone.
 
La Lettonia è stato il 97esimo paese del mondo a divenire abolizionista per tutti i reati, dopo aver rimosso dalla sua legislazione l’ultimo crimine punibile con pena capitale.


MEDIO ORIENTE E AFRICA DEL NORD
 
In sei paesi della regione sono state eseguite almeno 557 condanne a morte, il 99 per cento delle quali in Arabia Saudita, Iran, Iraq e Yemen.
 
Non è stato possibile confermare se vi siano state esecuzioni in Egitto e Siria.
 
Vi è stata una crescita allarmante delle esecuzioni in Iraq, dove sono state messe a morte almeno 129 persone, quasi il doppio rispetto alle 68 del 2011.
 
In Tunisia, sono state commutate 125 condanne a morte. La nuova bozza di Costituzione non prevede l’abolizione della pena capitale.

Infografica in inglese ‘Fatti e cifre del 2012’

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