La Polonia ha violato i diritti dei richiedenti asilo lungo il confine con la Bielorussia

30 Settembre 2021

Photo by Maciej Moskwa/NurPhoto via Getty Images

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Un’indagine informatica condotta da Amnesty International ha portato alla luce particolari inediti sulla vicenda dei 32 richiedenti asilo afgani (quattro uomini e 28 donne tra cui una quindicenne) che dal 18 agosto sono intrappolati lungo il confine tra Polonia e Bielorussia senza cibo, acqua pulita, riparo e medicine. Dal 19 settembre in quella zona sono morte per ipotermia cinque persone.

Attraverso l’analisi di immagini satellitari, video e fotografie e una ricostruzione tridimensionale, l’organizzazione per i diritti umani ha localizzato con precisione la posizione delle 32 persone documentandone le condizioni inumane di vita, verificando inoltre che la notte tra il 18 e il 19 agosto queste si sono spostate dalla Polonia alla Bielorussia in quello che è apparso un ritorno forzato.

Il 18 agosto molte delle 32 persone entrate in Polonia dalla Bielorussia si trovavano sul lato polacco della frontiera, circondate da guardie di frontiera polacche. Un giorno dopo, erano di nuovo sul lato bielorusso, spinte dagli agenti armati.

Il 20 agosto i 32 afgani bloccati lungo la frontiera hanno chiesto, mediante l’aiuto di alcuni avvocati, protezione internazionale alla Polonia, mostrando chiaramente la loro intenzione di rimanere in territorio polacco. La Corte europea per i diritti umani, con un provvedimento provvisorio adottato il 25 agosto e poi esteso fino al 27 settembre, ha dato istruzioni alle autorità della Polonia affinché fornissero forme di assistenza adeguate, tra cui “cibo, acqua, vestiti, cure mediche e se possibile riparo temporaneo”. La Corte ha sottolineato che il gruppo di afgani sosteneva di essere precedentemente entrato in territorio polacco e di esserne stato poi respinto. La Polonia finora non ha dato seguito al provvedimento della Corte.

Sempre il 20 agosto il governo polacco ha limitato i movimenti nella zona di confine ed emanato una norma in base alla quale le persone intercettate lungo il confine devono essere rimandate in Bielorussia.

Il 3 settembre la Polonia ha introdotto lo stato d’emergenza al confine con la Bielorussia, limitando l’accesso di giornalisti e Ong, impedendo dunque il monitoraggio su eventuali violazioni dei diritti umani e sollevando preoccupazioni sul trattamento dei 32 afgani e sul rischio di un ulteriore respingimento. Misure del genere sono state adottate anche da Lituania e Lettonia.

 “Riteniamo il governo polacco responsabile della drammatica situazione che si è venuta a creare lungo il confine. La dichiarazione dello stato d’emergenza è illegittima e dev’essere annullata: non c’è alcuna emergenza pubblica in quella zona. Respingere richiedenti asilo senza esaminare una per una le loro richieste di protezione è contrario alle norme europee e internazionali. Il tentativo di legalizzare i respingimenti attraverso le nuove norme entrate in vigore non cambia la situazione”, ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee.

“Un gruppo di persone ha chiesto asilo in uno stato dell’Unione europea. Uno stato dell’Unione europea sta violando clamorosamente i loro diritti umani. L’Unione europea deve agire immediatamente e con fermezza per porre fine a questa violazione del diritto internazionale e del diritto dell’Unione europea”, ha concluso Geddie.