La protezione delle minoranze dev’essere una priorità nella fase di transizione della Siria

11 Gennaio 2013

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Si è chiusa il 10 gennaio la conferenza internazionale che, nella contea britannica del Sussex, ha riunito intorno a un tavolo esperti e leader dell’opposizione siriana, convocati dal governo di Londra per pianificare la transizione in vista del possibile collasso del governo del presidente Bashar al-Assad.

La conferenza del Sussex si è svolta in un contesto nel quale le speranze di una composizione pacifica del conflitto si affievoliscono sempre di più: l’opposizione armata guadagna terreno, sebbene le città e i villaggi che conquista siano sottoposti a duri bombardamenti da parte delle forze governative.

A chi era riunito intorno al tavolo, Amnesty International ha inviato un messaggio chiaro: mettere i diritti umani al centro di ogni piano relativo al futuro del paese, con un’attenzione particolare per le minoranze.

Alawiti, drusi, sciiti e cristiani sono i bersagli di una crescente violenza settaria ad opera dei gruppi armati di opposizione.

Se e quando il conflitto interno siriano cesserà, chiunque sarà al potere dovrà assicurare che non sarà ereditata la repressione del passato. Dovrà assumersi il compito e la responsabilità di ricostruire un paese in cui, secondo le Nazioni Unite, sono morte almeno 60.000 persone, per la maggior parte civili.

Sempre secondo le Nazioni Unite, i profughi interni sono oltre due milioni e 600.000 sono i rifugiati che hanno cercato riparo soprattutto nei paesi confinanti con la Siria.

Prima ancora di pensare alla transizione e al dopo-Assad, la comunità internazionale dovrebbe farsi carico ora della crisi umanitaria in corso nel paese, dove occorrono urgentemente alloggi, cibo, acqua, servizi igienico-sanitari e cure mediche.

Le Nazioni Unite e altre agenzie internazionali stanno sollecitando contributi finanziari per aiutare i profughi interni e i rifugiati.

Ai governi dei paesi che ospitano i 600.000 rifugiati, Amnesty International ha chiesto di astenersi da qualsiasi rimpatrio forzato fino a quando la sicurezza e la situazione dei diritti umani non consentiranno di immaginare un ritorno sicuro e in condizioni di dignità e sostenibilità. Gli altri governi dovrebbero essere solidali e condividere le responsabilità con quelli più impegnati nell’accoglienza dei rifugiati.

Ai partecipanti alla conferenza del Sussex, Amnesty International ha anche chiesto un impegno per contrastare la discriminazione e la violenza, soprattutto nei confronti delle donne. Negli ultimi anni, troppo spesso i diritti delle donne sono finiti in coda all’agenda dei governi transitori.

Spezzare il ciclo di oltre 40 anni di violazioni dei diritti umani richiederà coraggio, volontà politica e azioni concrete. Ma è quello che dopo decenni di repressione e mesi di conflitto devastante, i siriani vogliono e meritano.