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Prima di essere arrestato, Zainatbidinov stava monitorando la repressione delle proteste nella città di Andizhan, scaturite dal processo a 23 uomini d’affari musulmani accusati dal presidente Islam Karimov di essere estremisti islamici.
L’intervento delle forze di sicurezza, che spararono contro la folla, causò almeno 500 morti. Diverse persone sospettate di aver partecipato alle proteste furono arrestate, molte altre sottoposte a maltrattamenti e torture e centinaia fuggirono nel vicino Kirghizistan.
Arrestato il 21 maggio 2005 insieme ad altri difensori dei diritti umani, Zainatbidinov fu condannato, dopo un processo irregolare svoltosi a porte chiuse, a sette anni di carcere per “diffamazione” e “diffusione di informazioni con l’intento di seminare il panico”.
Il 25 maggio 2005, quattro giorni dopo il suo arresto, AI ha emesso un’azione urgente in suo favore.
Dopo un primo periodo di detenzione presso il Dipartimento regionale degli Affari interni di Andizhan, venne trasferito nella prigione di Tashkent dove, per diversi mesi, fu tenuto in totale isolamento. Zainatbidinov è stato liberato il 4 febbraio 2008 a seguito di un’amnistia presidenziale.
«Mentre ero in carcere, su iniziativa delle organizzazioni internazionali e soprattutto di Amnesty International (AI), al mio indirizzo di casa sono arrivate migliaia di lettere. Siccome ero detenuto, non ho potuto leggerle. Ora, non riuscendo a rispondere singolarmente, credo che la cosa migliore sia rendere pubblico questo mio ringraziamento.
Ho ricevuto 9620 tra lettere, cartoline, disegni, fotografie e messaggi vari da decine di paesi, 129 fotografie di altrettante persone, petizioni, volantini in formato A3 e A4 e persino un poster con 1503 firme. In futuro, spero di trovare un modo (via Internet o con una pubblicazione stampata) di rispondere a tutti coloro che hanno lasciato il proprio indirizzo. Ma adesso voglio esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti gli autori di quei messaggi. Vi auguro pace e felicità. Siete e resterete sempre nei miei pensieri. Con affetto, Saidzhakhon Zainatbidinov».