La situazione dei diritti umani in Myanmar

30 Marzo 2011

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La situazione dei diritti umani in Myanmar (ex Birmania) rimane grave. I prigionieri politici sono circa 2200, la maggior parte dei quali condannati solo per aver esercitato in modo pacifico i diritti alla libertà di espressione, associazione e riunione. La censura su ogni forma di comunicazione resta in vigore e continuano anche le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario contro le minoranze etniche, compresi attacchi contro la popolazione civile, che costituiscono crimini contro l’umanità.

Nel gennaio 2011, il governo di Myanmar ha respinto 70 raccomandazioni rivoltegli durante la Revisione periodica universale (Upr) del Consiglio Onu dei diritti umani, negando l’esistenza di prigionieri politici e asserendo che non vi è alcuna forma d’impunità nel paese. Inoltre, ha definito ‘migranti irregolari’ gli appartenenti alla minoranza etnica Rohingya, continuando a negare loro il diritto di cittadinanza.

Amnesty International continua a chiedere a tutti gli stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani di premere sul governo di Myanmar per assicurare:

l’immediata e incondizionata liberazione di tutti i prigionieri di coscienza;
la fine di tutte le violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario;
l’abrogazione di tutte le norme costituzionali che garantiscono impunità ai funzionari statali per pregresse violazioni dei diritti umani;
l’avvio di inchieste indipendenti, imparziali e approfondite su tutte le denunce di violazione dei diritti umani, che assicurino alla giustizia i responsabili e forniscano riparazioni alle vittime.
l’annullamento di tutte le leggi che non sono in linea con gli standard internazionali sui diritti umani, tra cui la Legge sulla cittadinanza del 1982, che nega ai Rohingya il diritto di cittadinanza.