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“La maggior parte di noi crede nella dignità, anche se non ci mettiamo a urlare dai tetti. La solidarietà è ovunque: nelle città e nei villaggi, sulle spiagge e nei campi. La solidarietà significa salvare vite e offrire umanità“.
Con queste parole Pierre-Alain Mannoni, ricercatore francese di 45 anni, ha accolto il 28 ottobre la sentenza di assoluzione che ha posto fine a una vicenda giudiziaria durata quattro anni.
Nell’ottobre 2016 Mannoni aveva visto lungo una strada nei pressi del confine italo-francese tre giovani donne eritree, ferite ed esauste. Le aveva fatte salire a bordo della sua automobile, con l’intenzione di mettere a loro disposizione la sua abitazione, affinché mangiassero qualcosa e riposassero.
Lungo la strada verso casa, dalle parti di Mentone, era stato fermato dalla polizia. Indagato per favoreggiamento della circolazione illegale di cittadini stranieri, era stato processato dal tribunale di Nizza e il 7 gennaio 2017 riconosciuto innocente. Ma dopo il ricorso dell’accusa, nel settembre dello stesso anno la Corte d’Appello di Aix-en-Provence l’aveva condannato a due mesi di carcere.
C’è voluto un doppio intervento della Corte di Cassazione e del Consiglio Costituzionale per riconoscerlo definitivamente innocente. Una storia a lieto fine, che però non doveva neanche iniziare.
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