La Tunisia deve cessare i respingimenti verso la Libia

15 Dicembre 2011

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Amnesty International ha chiesto alle autorità tunisine di consentire l’ingresso nel paese ai richiedenti asilo che si presentano alla frontiera con la Libia e di garantire loro l’accesso ai funzionari dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (Acnur) affinché sia accertato il loro status di rifugiato.

La richiesta di Amnesty International è arrivato dopo l’ennesimo caso, risalente al 10 dicembre, in cui le forze di sicurezza tunisine hanno respinto in Libia oltre 10 richiedenti asilo provenienti da Etiopia e Somalia, tra cui una famiglia con un neonato. Queste persone avevano informato le autorità di frontiera tunisine che intendevano chiedere asilo politico e avevano chiesto d’incontrare l’Acnur. Ciò nonostante, sono stati respinti in Libia, dove non è in funzione alcun meccanismo per riconoscere o proteggere i rifugiati.

Negli ultimi mesi, le forze di sicurezza tunisine hanno ripetutamente respinto in Libia gruppi di richiedenti asilo, con la scusa che non erano in possesso di un visto d’ingresso in regola, nonostante avessero dichiarato che intendevano chiedere asilo in Tunisia.

Altri richiedenti asilo si trovano al posto di frontiera di Ras Ajdir, sul lato libico del confine, sperando di poter entrare in Tunisia.

Amnesty International ha chiesto alle autorità tunisine di rispettare il principio di non respingimento, che vieta il rinvio di persone in un paese nel quale potrebbero subire gravi violazioni dei diritti umani. L’organizzazione ha chiesto alle autorità libiche di mettere immediatamente in essere garanzie procedurali per i richiedenti asilo e di consentire all’Acnur di poter determinare lo status di rifugiato dei richiedenti asilo che si trovano in Libia.

Infine, Amnesty International ha chiesto alla comunità internazionale di offrire opportunità di reinsediamento per i rifugiati e i richiedenti asilo che sono fuggiti dal conflitto libico, in modo da venire incontro alle loro necessità di protezione.

Nel corso del recente conflitto armato della Libia, le persone provenienti dai paesi dell’Africa sub sahariana hanno subito una persecuzione particolarmente dura, subendo arresti arbitrari e aggressioni solo a causa del colore della pelle che li identificava come ‘mercenari’ al soldo delle forze pro-Gheddafi.