La Turchia nega l’ingresso ai siriani feriti in fuga da Aleppo

18 Febbraio 2016

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I ricercatori di Amnesty International presenti alla frontiera turco-siriana tra Oncupinar e Bab al-Salam hanno denunciato che tra i civili fuggiti dai combattimenti di Aleppo nelle ultime due settimane vi sono anche feriti bisognosi di immediate cure mediche.

L’organizzazione per i diritti umani ha anche verificato che le forze di sicurezza turche hanno ucciso e feriti civili, compresi bambini, che per disperazione avevano cercato di attraversare irregolarmente la frontiera con l’aiuto di contrabbandieri.

‘Le persone con cui abbiamo parlato ci hanno descritto un quadro tragico, una situazione disperata per coloro che rimangono intrappolati, tra attacchi aerei quotidiani e condizioni umanitarie devastanti. La politica estremamente selettiva della Turchia, in base alla quale entrano nel paese solo le persone ferite in modo grave mentre le altre rimangono prive di protezione, è agghiacciante’ – ha dichiarato Tirana Hassan, direttrice per la risposta alle crisi di Amnesty International.

‘Il fatto che la Turchia stia impedendo l’accesso ai siriani malati e feriti illustra quando i controlli alla frontiera siano assolutamente lontani dall’obbligo internazionale di offrire protezione. Il confine deve rimanere aperto a tutti coloro che fuggono dal conflitto siriano, soprattutto ai feriti e ai malati colpiti ogni giorni dagli attacchi aerei contro le loro case, i loro ospedali e le loro scuole’ – ha aggiunto Hassan.

‘La comunità internazionale deve raddoppiare gli sforzi per aiutare la Turchia e gli altri paesi confinanti che stanno affrontando un massiccio afflusso di rifugiati’ – ha sottolineato Hassan.

Testimonianze di medici siriani e di famiglie di feriti

Le testimonianze dei medici e di coloro che hanno avuto il permesso di superare il confine turco coi loro familiari feriti, così come quelle di medici e altre persone rimaste in Siria, indicano che migliaia di civili siriani sono abbandonati sul lato siriano del confine, in condizioni disperate.

Un medico di Azaz’ ha descritto gli sforzi sovrumani per cercare di far fronte all’aumento dei feriti nelle ultime due settimane. Nell’impossibilità di curare i feriti gravi ma non in pericolo di vita, hanno deciso di trasferirli verso il confine nella speranza che potessero essere curati in Turchia:

‘Dato che molti ospedali non sono più in funzione, è difficile fornire cure mediche. Non abbiamo abbastanza chirurghi o attrezzature per operare. Con le ambulanze locali, trasferiamo i feriti all’ospedale di Bab al-Salam chiedendo che siano fatti entrare in Turchia. Ma in molti casi vengono rimandati indietro perché non sono abbastanza feriti’ – ha affermato il medico, aggiungendo che molti altri feriti rimangono ad Azaz’.

Una volta che i feriti sono stati portati a Bab al-Salam – hanno raccontato altri medici – i colleghi turchi selezionano i casi per i quali autorizzare il trattamento medico in Turchia. Quelli che non sono in pericolo di vita e le cui ferite non necessitano di cure urgenti vengono rimandati indietro.

Nelle ultime due settimane la Turchia ha autorizzato l’ingresso di poche decine di feriti bisognosi di immediate cure mediche ma lo ha negato a persone con patologie croniche tra cui malati di cancro e persone in dialisi, nonostante sia evidente che in Siria non possano essere curate adeguatamente.

Amnesty International non ha trovato alcun riscontro alla notizia di fonte turca che 10.000 rifugiati siriani sarebbero stati autorizzati ad attraversare il confine.

Secondo testimoni oculari e medici, le autorità turche non permettono ai familiari dei feriti in pericolo di vita di entrare con loro. In alcuni casi, autorizzano l’ingresso di una sola persona mentre il resto della famiglia, bambini compresi, resta in Siria. In almeno due casi genitori e bambini feriti sono stati separati gli uni dagli altri.

Una madre che stava accompagnando in Turchia un figlio di 11 anni gravemente ferito ha raccontato ad Amnesty International com’è avvenuta la separazione della famiglia:

‘Loro [i russi e i siriani] ci bombardavano ogni giorno. L’8 febbraio all’una di notte, mentre dormivamo, mio marito e mio figlio sono stati feriti alle gambe dalle schegge. Al confine [le autorità turche] hanno fatto entrare mio marito in ambulanza e hanno autorizzato me e i tre figli che hanno meno di cinque anni. Quello di 11 no, perché hanno detto che non era in pericolo di vita’.

Un uomo ha riferito ad Amnesty International che sua figlia (colpita alla schiena dalle schegge dopo un attacco aereo contro la zona di Kal Jabrine il 15 febbraio) non è stata fatta entrare insieme al marito e la loro figlioletta di un anno, feriti gravi. L’uomo è ricoverato in terapia intensiva e la bimba è morta ma la donna ancora non viene autorizzata a varcare la frontiera.

Spari al confine

Un medico di Azaz’ e un operatore paramedico hanno denunciato che le forze di sicurezza turche hanno aperto il fuoco contro civili siriani che stavano cercando di attraversare la frontiera irregolarmente, a Kilis, con l’aiuto di contrabbandieri. Negli ultimi due mesi gli ospedali di Azaz’ hanno ricevuto in media ogni giorno due persone ferite mentre cercavano di entrare in Turchia. Un bambino di 10 anni è stato colpito alla testa. Non risulta ad Amnesty International che nei pressi del confine operassero gruppi armati, anche perché la linea del fronte è a considerevole distanza. Amnesty International ha documentato molti casi del genere negli ultimi due anni e più.

‘L’Unione europea ha dato priorità a ottenere dalla Turchia l’assicurazione che i rifugiati verranno tenuti fuori dall’Europa, a spese dell’immediata protezione di cui necessitano migliaia di siriani in fuga dagli intensi e quotidiani bombardamenti su Aleppo e altrove’ – ha commentato Hassan.

Ulteriori informazioni

La politica selettiva delle autorità turche nei confronti di chi può e chi non può superare il confine sta peggiorando una crisi umanitaria già disperata. Nelle ultime due settimane, l’afflusso è aumentato per via dei bombardamenti su Aleppo. Gli attivisti presenti a Bab al-Salam hanno riferito di famiglie costrette a dormire nelle automobili o lungo la strada nonostante il gelo.

La maggior parte dei posti di frontiera ufficiali turchi continua a essere chiuso. Le autorità turche consentono l’ingresso solo ai feriti o a chi ha urgente bisogno di assistenza umanitaria, di solito quando i combattimenti arrivano vicini al confine. In pratica, quasi tutti i rifugiati siriani presenti oggi in Turchia hanno dovuto entrare in modo pericoloso e irregolare, con l’aiuto dei contrabbandieri.Secondo un’organizzazione umanitaria turca, ancora prima dell’ultimo afflusso, 110.000 profughi interni siriani si trovavano già a Bab al-Salam, distribuiti in otto ricoveri. Un nono campo è in allestimento ma non sarà sufficiente ad accogliere tutti i nuovi arrivati.