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Dopo la decisione del 26 novembre di un tribunale turco di non scarcerare il difensore dei diritti umani Osman Kavala, Amnesty International ha sollecitato i capi di stato del Consiglio d’Europa a lanciare, nella prossima riunione in programma il 30 novembre, una procedura d’infrazione contro la Turchia.
Tale iniziativa si rende necessaria in quanto le autorità turche continuano a non dare seguito a una sentenza, vincolante nei loro confronti, emessa dalla Corte europea dei diritti umani nel dicembre 2019.
In quella occasione la Corte aveva stabilito che la detenzione di Kavala, ufficialmente per aver finanziato le proteste di Gezi Park nel 2013 e per il suo coinvolgimento nel tentato colpo di stato del luglio 2016, non aveva altro motivo che ridurlo al silenzio in quanto difensore dei diritti umani. La Corte, pertanto, aveva chiesto al governo turco di “prendere tutte le misure necessarie per porre fine alla detenzione del ricorrente e assicurare il suo rilascio immediato”.
Kavala si trova nella prigione di alta sicurezza di Silivri, detenuto arbitrariamente da oltre quattro anni. Per aggirare la sentenza della Corte, l’udienza del 26 novembre lo ha visto imputato di un nuovo processo kafkiano nel quale, insieme ad altri 51 imputati tra cui tifosi di calcio, deve rispondere di “tentato rovesciamento dell’ordine costituzionale”, “tentato rovesciamento del governo” e “spionaggio militare e politico”.