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Aggiornamento del 16/11/2022 – Gli appelli dell’ultimo minuto di Amnesty International, e dell’Unione europea di altre organizzazioni per i diritti umani non hanno avuto successo. Per la prima volta dopo una pausa di cinque anni, le autorità del Kuwait sono tornate a eseguire condanne a morte.
Quattro kuwaitiani, un siriano, un pachistano e una donna etiope sono stati impiccati all’alba del 16 novembre, colpevoli di omicidio premeditato.
Due giorni prima un portavoce della procura nazionale dello sceiccato aveva dichiarato che le sette esecuzioni sarebbero servite da deterrente e avrebbero costituito “una legittima forma di retribuzione”, secondo l’istituto giuridico islamico del “qisas”.
Amnesty International ha sollecitato le autorità del Kuwait a sospendere sette esecuzioni, le prime dopo una pausa di cinque anni.
Secondo quanto dichiarato da un portavoce dell’ufficio della procura nazionale, quattro kuwaitiani, un siriano, un pachistano e una donna etiope saranno messi a morte il 16 novembre per il reato di omicidio. Secondo il portavoce, queste esecuzioni fungeranno da deterrente e costituiranno “una legittima forma di retribuzione”.
Le ultime esecuzioni, anche in quel caso di sette persone tra le quali un membro della famiglia reale, ebbero luogo il 25 gennaio 2017.