L’arte è libertà

24 Ottobre 2017

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Intervista a Arianna Mattioli e Lorenzo Lavia

Avete partecipato alla campagna “Verità per Giulio Regeni”, a fianco di Amnesty International ma anche in teatro e sul palco del David di Donatello, mettendo la vostra notorietà a servizio di una nobile causa. Cosa vi ha colpito in particolar modo della storia di Giulio?

Arianna: Trovo che noi, che abbiamo la fortuna di essere nati in uno stato di diritto, abbiamo l’obbligo morale e civile di lottare affinché questa situazione diventi la normalità ovunque. Ritengo inaccettabile dal punto di vista etico che vi siano realtà in cui l’ordinamento preveda la pena di morte e ancora più inaccettabile che la tortura sia considerata una pena comminata da un organo giudicante riconosciuto dall’ordinamento. Sono indignata e sconvolta per tutte le situazioni di cui vengo a conoscenza in cui si veri chino violazioni dei diritti umani, che siano in Medio Oriente o negli Stati Uniti, vicine e lontane da me. È inevitabile però che la storia di Giulio Regeni in qualche modo mi riguardi in maniera ancora più vivida: un ragazzo come me, che parla la mia lingua, che appartiene al mio stesso popolo. Che rispetta la stessa istituzione statale che rispetto io e che da quella stessa istituzione viene abbandonato. Un figlio di uno stesso padre che smette di proteggerlo nel momento stesso in cui viene crocifisso. Sento l’impotenza di far parte di una realtà che non ha saputo salvarlo e il dovere di chiedere giustizia, con qualsiasi mezzo sia a mia disposizione.

Lorenzo: Al di là della tragedia umana e della ferocia con cui è stato commesso questo omicidio, evidentemente di stato, la cosa che mi ha indignato ancora di più è stata la mancanza di rispetto, ma non da parte dell’Egitto, dove oramai si è passati alle più smaccate prese in giro, ma la mancanza di rispetto per noi stessi, perché una nazione che reagisce così, è una nazione che non ha più rispetto per se  stessa. Una nazione forte e cosciente del proprio ruolo sarebbe in grado di ottenere giustizia per Giulio e gestire contemporaneamente i propri coinvolgimenti in quelle aree sensibili, dove l’Italia ha sicuramente molti interessi.

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