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In un nuovo documento pubblicato il 23 settembre 2013, Amnesty International ha chiesto all’Autorità palestinese di porre fine all’uso eccessivo e non necessario della forza contro le manifestazioni e di assicurare che i membri della polizia e delle forze di sicurezza siano chiamati a rispondere delle violazioni dei diritti umani.
Il documento di Amnesty International descrive una serie di casi in cui la polizia e le forze di sicurezza hanno attaccato, senza essere provocate e in modo illegale, manifestanti pacifici e accusa le autorità palestinesi di aver consentito di compiere queste azioni in modo impunito.
‘L’operato della polizia e delle forze di sicurezza durante le manifestazioni continua a essere clamorosamente al di sotto degli standard internazionali. Di conseguenza, assistiamo a una grave erosione dei diritti alla libertà d’espressione e di riunione’ – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
Il 30 giugno e il 1° luglio 2012 membri della polizia e delle forze di sicurezza, alcuni dei quali in borghese, attaccarono violentemente una serie di manifestazioni pacifiche convocate per protestare contro un incontro tra il presidente palestinese Mahmoud Abbas e un ministro israeliano. Almeno cinque manifestanti furono ricoverati in ospedale. A seguito dell’indignazione dell’opinione pubblica, il presidente Abbas rese noto di aver nominato una commissione d’indagine indipendente sull’operato della polizia e delle forze di sicurezza. Il ministro degli Interni avviò un’inchiesta interna.
A oltre un anno di distanza, l’Autorità palestinese deve ancora rendere pubblico il rapporto integrale della commissione; il sommario delle conclusioni disponibile indica che la polizia e le forze di sicurezza fecero uso di una forza ‘non necessaria’, ‘ingiustificata’ e ‘sproporzionata’ nei confronti di manifestanti che non ponevano alcuna minaccia e di giornalisti, agendo pertanto al di fuori della legge.
‘Nonostante queste conclusioni, l’Autorità palestinese non ha processato nessuno. Un’impunità del genere tende inevitabilmente a favorire ulteriori abusi, come puntualmente accaduto dopo la metà del 2012’.
La polizia e le forze di sicurezza palestinesi hanno attaccato manifestazioni pacifiche in quattro distinte occasioni, tra luglio e agosto 2013. In queste azioni si sono distinti uomini in borghese, che hanno preso di mira le donne che prendevano parte alle proteste e i giornalisti che ne stavano seguendo lo svolgimento.
Le forze di sicurezza sono inoltre implicate nella morte di due palestinesi. L’8 marzo, Khaleda Kawazabeh è morta durante un raid della polizia nel villaggio di Se’ir, nei pressi di Hebron, nel quale sono rimaste ferite otto persone. Il 27 agosto Amjad Odeh, 37 anni, è morto nel corso di una protesta dopo che era stato raggiunto da un proiettile alla fronte.
‘L’Autorità palestinese deve urgentemente porre fine a questo ciclo di violazioni dei diritti umani da parte della polizia e delle forze di sicurezza e spezzare il ciclo dell’impunità che le alimenta. L’Autorità palestinese deve assicurare che gli agenti di polizia e i membri delle forze di sicurezza che compiono azioni illegali contro i manifestanti o in altre circostanze, siano sottoposti a procedimenti penali e che tutto il personale incaricato di far rispettare la legge riceva adeguata formazione su come rispettare i diritti umani nel corso delle proteste’ – ha precisato Luther.
Amnesty International chiede, inoltre, all’Unione europea, agli Usa e ad altri governi donatori che hanno fornito assistenza finanziaria all’Autorità palestinese per addestrare le sue forze di polizia e di sicurezza, di pretendere che queste rispondano del mancato rispetto degli standard e delle norme del diritto internazionale.
‘I donatori internazionali devono dire chiaramente ai dirigenti palestinesi che non intenderanno più tollerare le continue violazioni dei diritti umani da parte della polizia e delle forze di sicurezza palestinesi e che il proseguimento dell’assistenza dipenderà da quanto i leader palestinesi faranno per assicurare che gli autori di quelle violazioni siano pienamente chiamati a risponderne’ – ha concluso Luther.