Le autorità egiziane cercano di nascondere la morte dei manifestanti

1 Febbraio 2015

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Le prove raccolte e rese note oggi da Amnesty International indicano che le autorità egiziane stanno cercando di nascondere la morte di almeno 27 persone che, tra il 23 e il 26 gennaio, avevano preso parte alle manifestazioni per celebrare la rivolta del 2011. Nel corso di quelle proteste, alcune delle quali degenerate in atti di violenza, sono stati uccisi anche due membri delle forze di sicurezza.

Testimoni oculari sono stati minacciati d’arresto e almeno 500 manifestanti, compresi due disabili e alcuni bambini, così come persone che assistevano semplicemente alle proteste, si trovano reclusi in centri di detenzione non ufficiali. Tra gli arrestati figurano anche due giornalisti che stavano seguendo le manifestazioni.

Le autorità egiziane non solo hanno fatto ricorso a una forza eccessiva e non necessaria, ma sembrano anche intenzionate a orchestrare un insabbiamento dei disastrosi eventi della scorsa settimana, con l’obiettivo di celare la brutale realtà che ancora una volta le forze di sicurezza egiziane hanno stroncato le proteste in modo arbitrario e violento‘ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Gli ultimi attentati in Sinai sono la tragica conferma che l’Egitto sta affrontando una minaccia alla sicurezza. Ma se le autorità egiziane devono garantire la sicurezza dei cittadini, non possono farlo raggirando i diritti umani e ignorando i loro obblighi di diritto internazionale. Ogni persona ha il diritto a protestare ed esprimere le sue opinioni in modo pacifico, senza timore di subire violenza e arresti arbitrari‘ – ha aggiunto Sahraoui. ‘Minacciare testimoni oculari e imprigionare chiunque abbia assistito a una manifestazione nel tentativo di non farlo parlare cozza contro la necessità di avviare indagini indipendenti. Sembra piuttosto un deliberato tentativo d’insabbiamento‘ – ha concluso Sahraoui.