Le maggiori organizzazioni dei diritti umani chiedono al presidente Biden di evacuare gli afgani in pericolo

23 Agosto 2021

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Le maggiori organizzazioni dei diritti umani hanno chiesto al presidente Biden un’azione più ampia e urgente per portare gli afgani lontano dal pericolo, esprimendo preoccupazioni sull’attuale approccio dell’amministrazione Biden che rischia di mettere in pericolo le vite di migliaia di persone ed esortando le forze statunitensi a restare sul campo, anche oltre il 31 agosto, fin quando la maggior parte degli afgani in pericolo non sarà fuori dal paese.

Tra le organizzazioni firmatarie della lettera inviata al presidente Biden figurano Human Rights First, Human Rights Watch, Hias, Freedom House, Scholars at Risk e molte altre, seriamente preoccupate per la minaccia concreta di rappresaglia dei talebani che migliaia di afgani andrebbero ad affrontare per il proprio credo, per le organizzazioni a cui appartengono o semplicemente a causa del loro essere chi sono. Nonostante gli Stati Uniti abbiano la responsabilità di provvedere all’evacuazione in condizioni di sicurezza di queste persone, nelle attuali circostanze, non sembrano essere sulla strada giusta per evacuare molte delle persone che possono condurre fuori dal paese.

Paul O’Brien, direttore generale di Amnesty International USA ha dichiarato, “È inconfutabile che gli Stati Uniti abbiano contribuito a creare e alimentare questa crisi. Per vent’anni, il governo statunitense ha investito miliardi di dollari nella più lunga guerra della storia degli Stati Uniti, commettendo a mano a mano violazioni dei diritti umani. E quest’oggi l’amministrazione Biden non è in grado di rispondere del proprio ruolo nella creazione di una tale catastrofe umanitaria. Gli Stati Uniti hanno la responsabilità di agire adesso, prima che sia troppo tardi, per le migliaia di afgani le cui vite sono in pericolo”.

Le condizioni di sicurezza attorno all’aeroporto internazionale Hamid Karzai restano instabili, impedendo a molti civili afgani e di altre nazionalità di raggiungere in maniera sicura i propri voli per l’evacuazione. Secondo fonti attendibili, cittadini afgani sarebbero stati picchiati da combattenti talebani mentre cercavano di lasciare la città. Anche se le operazioni di evacuazione dovessero raggiungere l’obiettivo dichiarato dall’amministrazione di trasportare tra le 5.000 e le 9.000 persone al giorno, è improbabile che molti dei cittadini, le cui vite sono in pericolo, riusciranno a partire.

In simili circostanze, le organizzazioni chiedono alla Casa Bianca di:

  • Pianificare la permanenza sul campo delle forze statunitensi fin quando gli afgani che si trovano in condizioni di maggiore vulnerabilità non saranno evacuati in maniera sicura, anche oltre il 31 agosto;
  • Lavorare con partner e alleati per favorire un percorso verso l’aeroporto in condizioni di sicurezza per coloro che cercano di partire;
  • Collaborare con partner e alleati affinché l’aeroporto resti sicuro, operativo e provvisto delle infrastrutture necessarie a supporto di cittadini afgani e stranieri in partenza;
  • Lavorare con i gruppi della società civile, le organizzazioni non governative e il settore privato per incrementare la capacità e il coordinamento delle attività di evacuazione oltre l’obiettivo originariamente stabilito delle 5.000 – 9.000 persone al giorno;
  • Adottare ogni possibile misura per assicurare che tutti i voli in partenza dall’Afghanistan siano pieni.

Le organizzazioni hanno avvertito che, in mancanza di queste azioni, aumenterà il rischio per le vite di migliaia di persone e hanno sottolineato che è necessario che gli Stati Uniti sviluppino un piano operativo d’evacuazione più efficace da proseguire per il tempo necessario per portare a termine la partenza in condizioni di sicurezza di coloro che sono maggiormente in pericolo in Afghanistan.