Yemenis who were among those stranded in Djibouti when President Trump ordered his travel ban, arrive to Los Angeles International Airport on February 8, 2017 in Los Angeles, California. President Donald Trump renewed his attack on the courts, describing them as "so political" as a panel of judges weigh his executive order barring refugees and visitors from seven mainly Muslim countries. / AFP / DAVID MCNEW (Photo credit should read DAVID MCNEW/AFP/Getty Images)
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L’amministrazione Trump modifica il Muslim ban aggiungendo alla lista dei paesi Ciad, Corea del Nord e Venezuela. Nelle sue precedenti versioni il bando già includeva Iran, Libia, Siria, Somalia e Yemen.
Il tormentato percorso di entrata in vigore del “muslim ban” è iniziato a fine gennaio con il primo intervento in materia del presidente Trump.
“Da quando il Muslim ban è entrato in vigore, 10 mesi fa, abbiamo visto famiglie spezzate in due e intere popolazioni demonizzate a causa dei crimini di alcune persone – ha commentato Naureen Shah, direttrice delle campagne di Amnesty International Usa –. Il decreto è stato una catastrofe non solo per chi cercava riparo all’estero ma anche per coloro che volevano semplicemente viaggiare, lavorare o studiare negli Usa. La versione modificata del 24 settembre non allevia questa situazione e non rende nessuno più sicuro“.
La terza edizione del “muslim ban” continua a colpire intere popolazioni che spesso fuggono dalla stessa violenza che l’amministrazione Trump vorrebbe combattere.
“In tempi in cui il mondo intero sta affrontando la più grande crisi dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale – ha aggiunto Shah –, gli Usa non dovrebbero prendere iniziative che potrebbero incoraggiare altri paesi a istituire misure del genere, che andrebbero ad aggiungersi ad altri provvedimenti che già stanno chiudendo le porte in faccia a chi fugge in cerca di salvezza. Ancora una volta, quando si tratta di aiutare le popolazioni oppresse quest’amministrazione si schiera contro i valori fondamentali della decenza e della dignità. Continueremo a denunciare gli effetti delle sue azioni sulle vite degli uomini, delle donne e dei bambini nel mondo. Questo decreto non deve restare in vigore in alcuna forma“.