Le potenze mondiali rinviano l’adozione del Trattato sul commercio di armi

30 Luglio 2012

Tempo di lettura stimato: 4'

Mentre le uccisioni di civili in Siria continuano a occupare le prime pagine dei notiziari, il 27 luglio Cina, Russia e Stati Uniti d’America hanno fatto in modo di rinviare quello che avrebbe potuto essere uno storico accordo per porre fine all’irresponsabile commercio di armi.

‘Con un morto al minuto a causa della violenza armata, le potenze mondiali avevano l’obbligo di agire. Il presidente Obama ha chiesto altro tempo per raggiungere un accordo. Quanto tempo gli occorre?’ – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.

Amnesty International, Oxfam International e la Rete internazionale d’azione sulle armi leggere restano comunque ottimiste: un efficace Trattato sul commercio di armi è a portata di mano, dato che la maggioranza dei governi ha dichiarato di voler continuare a lavorare in direzione di un trattato forte che protegga i diritti umani.

Le quattro settimane di negoziati alle Nazioni Unite si sono concluse con una dichiarazione congiunta sottoscritta da oltre 90 paesi, che s’impegnano a ottenere quel risultato nel più breve tempo possibile.

Amnesty International è impegnata da quasi 20 anni per l’approvazione di questo trattato, convinta che ci sia disperatamente bisogno di porre fine all’irresponsabile e scarsamente regolamentato commercio di armi verso governi che le usano per violare i diritti umani. Ciò ha causato la morte, il ferimento, lo stupro e la fuga dalle loro terre di milioni e milioni di persone.

Un’altra conseguenza dell’assenza di adeguati controlli è che le armi finiscono nelle mani di signori della guerra che continuano a colpire le popolazioni civili, come in Afghanistan, Colombia, Repubblica democratica del Congo e Somalia.

‘I negoziati di New York sono stati la cartina di tornasole della volontà dei governi. Una manciata di potenze è venuta meno ai suoi impegni, privilegiando i suoi interessi politici. Questa minoranza stavolta ce l’ha fatta ma non potrà più farlo molto a lungo. La maggior parte dei governi che vuole un forte Trattato sul commercio di armi deve tenere alta la pressione per poter raggiungere un accordo nel corso dell’anno’  – ha proseguito Shetty.

La mancanza di leadership da parte di Cina, Russia e Stati Uniti d’America non è stata l’unica causa ad aver impedito il raggiungimento di un accordo finale. Il comportamento ostruttivo di Algeria, Corea del Nord, Egitto, Iran e Siria, per quanto prevedibile, resta senza scusanti.

È probabile che la bozza di accordo verrà trasmessa alla sessione annuale dell’Assemblea generale, prevista a ottobre.

Nell’attuale formulazione, restano centrali il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario, a dimostrazione che la gran parte dei governi è seriamente intenzionata a fare le cose per bene. Amnesty International ritiene che l’attuale bozza sia un valido testo, cui apportare miglioramenti su alcuni aspetti specifici che preoccupano ancora.

Se il Trattato sul commercio di armi venisse approvato durante l’anno, sarebbe la prima volta nella storia in cui i governi sarebbero vincolati da un accordo internazionale a prendere decisioni sui trasferimenti di armi tenendo conto della protezione delle popolazioni civili.