Le restrizioni poste dalla Giordania ai rifugiati siriani illustrano il peso che grava sui paesi ospitanti

30 Ottobre 2013

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In un rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha dichiarato che è necessario il sostegno internazionale per aiutare la Giordania ad annullare le restrizioni poste alla sua frontiera nei confronti dei rifugiati in fuga dalla Siria. L’organizzazione per i diritti umani ha rilevato come centinaia di persone dirette verso la Giordania e altri paesi confinanti con la Siria vengano respinti. Decine di persone sono state rimandate in Siria e molte delle persone accolte hanno difficoltà nell’accedere ai servizi basilari.

‘È inaccettabile che i paesi confinanti neghino l’ingresso a tante persone in fuga dalla Siria, comprese famiglie con bambini piccoli che cercano riparo dai combattimenti’ – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘La fuga dei siriani verso la Giordania e altri paesi della regione viene ostacolata dal rafforzamento delle restrizioni alle frontiere. Molte di queste persone hanno già perso tutto. Sollecitiamo i paesi confinanti a tenere le frontiere aperte a tutte le persone che scappano dal conflitto siriano e chiediamo alla comunità internazionale di accelerare gli sforzi per aiutare quei paesi’.

Oltre due milioni di rifugiati hanno lasciato la Siria, dando vita alla peggiore crisi umanitaria del decennio. La maggior parte di loro ha trovato rifugio in Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto. Almeno altri 4,25 milioni sono sfollati all’interno della Siria.

‘Il flusso di rifugiati ha posto un enorme gravame sui paesi della regione. Le loro risorse sono inevitabilmente al limite. Tuttavia, ciò non dovrebbe essere usato come alibi per negare l’ingresso o rinviare a forza le persone in mezzo al conflitto e alla crisi umanitaria della Siria’ – ha sottolineato Luther. ‘La comunità internazionale deve avere un ruolo importante nell’offrire sostegno ai paesi della regione che finora hanno sostenuto l’onere di ospitare i rifugiati siriani, con risorse minime a disposizione. Occorre un’azione immediata per rafforzare l’aiuto umanitario internazionale e i programmi di reinsediamento, al fine di evitare un ulteriore peggioramento della crisi’.

Nonostante le dichiarazioni ufficiali secondo le quali il confine rimane aperto per tutti coloro che fuggono dal conflitto, le ricerche di Amnesty International hanno messo in luce che l’ingresso in Giordania viene negato ad almeno quattro categorie di persone: i palestinesi e gli iracheni rifugiati in Siria, le persone prive di documenti d’identità e gli uomini non accompagnati che non possono dimostrare di avere legami familiari in Giordania.

Le limitazioni imposte dalle autorità giordane alla frontiera, unitamente agli scontri in corso nelle zone di confine, hanno intrappolato a tempo indeterminato migliaia di sfollati nei pressi della frontiera con la Giordania. Famiglie hanno raccontato ad Amnesty International di essere state rimandate indietro dalle autorità di frontiera giordane.

Una donna con sei figli ha dichiarato che sul suo passaporto è stata stampata la dicitura ‘ritornare tra un mese’. Lei e i suoi bambini sono stati costretti a dormire lungo la strada, nei pressi del confine, con altre 100 famiglie. Hanno lottato per sopravvivere mangiando la frutta degli alberi. Dopo un mese di attesa, sono stati nuovamente respinti alla frontiera e costretti a rientrare in una città siriana.

Per coloro che hanno ottenuto l’ingresso in Giordania, il rimpatrio forzato è un rischio ulteriore. Le autorità giordane hanno dichiarato ad Amnesty International che non avrebbero rimandato nessuno in Siria. Tuttavia, nell’agosto 2012, circa 200 persone sono state rinviate in Siria dopo una protesta scoppiata nel campo rifugiati di Za’atri. Da allora, anche altre sono state respinte.

‘I rifugiati fuggiti dal conflitto siriano hanno diritto alla protezione internazionale. Rinviarli a forza in Siria è un’agghiacciante violazione dei diritti umani’ – ha dichiarato Luther.

I residenti incontrati da Amnesty International a Za’atri, il più grande campo della Giordania dove si trovano attualmente 120.000 rifugiati siriani, hanno denunciato le difficoltà di accedere ai servizi fondamentali e a un adeguato standard di vita.

L’accesso all’acqua potabile, gli alti livelli di criminalità e la scarsa sicurezza sono tra i problemi più grandi. Solo la metà dei bambini in età scolare è stata iscritta alle scuole del campo. Amnesty International ha incontrato molti bambini, anche di 12 anni, che non andavano a scuola e lavoravano per aiutare le famiglie.

A Za’atri le donne e le ragazze vivono nel terrore di subire molestie e violenze sessuali. Molte hanno dichiarato di aver paura di andare ai gabinetti da sole di notte. I medici del campo hanno riscontrato un aumento delle infezioni alle vie urinarie dovuti al fatto che per lunghi periodi di tempo le donne non vanno in bagno.

Altre ragazze sono state avvicinate da uomini giordani in cerca di ‘spose’. La giovane età e il percepito status inferiore in quanto rifugiate, mettono le ragazze richieste come spose, a volte anche per matrimoni temporanei, a rischio di sfruttamento.

Anche i rifugiati al di fuori del campo di Za’atri vivono in condizioni precarie.

‘La situazione per le donne e i bambini è particolarmente difficile. Ai rifugiati scappati dai bombardamenti ora tocca continuare a vivere nel terrore di non poter avere accesso ai servizi di base necessari per condurre una vita normale’ – ha concluso Luther.

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FINE DEL COMUNICATO               Roma, 31 ottobre 2013

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