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“La nuova legge sulla tortura lascia l’amaro in bocca ma non è, come alcuni sostengono, inutile o controproducente“. Il commento di Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, diffuso il 27 giugno alla vigilia dell’avvio della discussione, in terza lettura alla Camera dei deputati del testo di legge sulla tortura chiarisce la nostra posizione sul testo che con ogni probabilità sta per entrare in vigore.
“Dopo decenni di discussioni sterili ci si poteva attendere qualcosa di meglio della definizione confusa e restrittiva che entrerà a fare parte del nostro codice – spiega Marchesi –: una definizione che non tiene adeguatamente conto della sofferenza mentale che la tortura moderna produce e che vorrebbe che la tortura fosse tale solo in presenza di atti ripetuti. Ma dire che è inutile o controproducente è sbagliato, perché si sottovaluta la necessità di porre fine alla eterna rimozione della tortura attraverso il silenzio, scrivendo invece, una volta per tutte, quella parola indicibile nel codice penale“.
L’assenza, nel codice penale italiano, di un reato specifico comporta che gli accusati di tortura o di trattamenti inumani siano incriminati per altri reati generici, sanzionati con pene lievi e soggetti a termini di prescrizione brevi.
“La chiusura dell’ennesima legislatura con un nulla di fatto servirebbe invece soltanto a rassicurare ancora una volta coloro che sostengono, a torto ma con determinazione, che una legge sulla tortura, qualsiasi legge sulla tortura, sia contro gli interessi delle forze di polizia” ha concluso Marchesi.