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Il 4 giugno il Consiglio legislativo di Hong Kong ha approvato una legge che, a partire dal 12 giugno, punirà l’insulto o l’uso improprio dell’inno nazionale cinese con una condanna fino a tre anni di carcere e una multa equivalente a 6000 euro.
“Il diritto di esprimere sentimenti diversi sugli inni nazionali e su altri simboli dello stato è protetto dal diritto internazionale dei diritti umani. Questa nuova norma lascia adito a interpretazioni ampie e abusive – ha dichiarato in una nota ufficiale Joshua Rosenzweig, vice direttore per l’Asia orientale e sudorientale di Amnesty International –. In realtà oggi sono le autorità di Hong Kong a insultare la libertà d’espressione, con questo loro ultimo tentativo di criminalizzare il dissenso pacifico“.
Dal 2015, è capitato in diverse occasioni che i tifosi della nazionale di calcio di Hong Kong abbiano fischiato o voltato le spalle quando suona l’inno nazionale cinese.
“L’approvazione di questa legge è un altro minaccioso segnale per il futuro di Hong Kong. Con la brutale legge sulla sicurezza nazionale alle porte, i diritti e le libertà della città sono più a rischio che mai”, ha concluso Rosenzweig.
Le norme internazionali sui diritti umani chiariscono che le critiche pacifiche o gli insulti alla nazione o ai suoi simboli, anche se offensivi, non costituiscono una minaccia alla sicurezza nazionale né giustificano il divieto per altri motivi.