L’espulsione di Salah Hammouri, esempio perfetto delle politiche di apartheid israeliane

21 Dicembre 2022

Photo by ABBAS MOMANI/AFP via Getty Images

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L’espulsione del difensore dei diritti umani franco-palestinese Salah Hammouri è un crimine di guerra reso possibile dal sistema di leggi e prassi che hanno l’obiettivo di mantenere l’apartheid israeliano sulla popolazione palestinese.

Così Amnesty International ha commentato il provvedimento con cui, il 18 dicembre, Hammouri è stato imbarcato a forza su un aereo diretto in Francia, dopo aver trascorso nove mesi in detenzione amministrativa senza accusa né processo.

In precedenza, nell’ottobre 2021, l’organizzazione per cui lavorava, “Addameer”, era stata qualificata “entità terroristica” dalle autorità israeliane. Gli uffici dell’organizzazione erano stati chiusi nell’agosto di quest’anno a seguito di un raid dell’esercito israeliano.

L’espulsione di Hammouri, così come la revoca del suo status di residenza a Gerusalemme Est occupata, sono state rese possibili da un emendamento del 2018 alla Legge sull’ingresso in Israele.

La norma conferisce al ministro dell’Interno ampi e discrezionali poteri di revoca della “residenza permanente” (il precario status che si applica solo ai palestinesi di Gerusalemme) ai danni di coloro che ritenga abbiano “rotto il vincolo di fiducia” con lo stato d’Israele: una norma contraria al diritto internazionale, giacché non è immaginabile che una popolazione occupata debba essere “fedele” alla potenza occupante.

“L’espulsione di Hammouri dimostra il profondo disprezzo delle autorità israeliane per il diritto internazionale ed è un esempio perfetto delle leggi e delle prassi che sono il fulcro del sistema di apartheid. Quanto accaduto ad Hammouri nell’ultimo anno non potrebbe mai accadere a un cittadino israeliano”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Per giustificare il loro operato, le autorità israeliane hanno proposto una versione dei fatti del tutto fuorviante, sostenendo che Hammouri sia stato espulso perché ha commesso un reato. Ma Hammouri non è mai stato incriminato di alcun reato. Al contrario, è stato punito a causa del suo lavoro in favore dei diritti umani. La sua espulsione mostra il sinistro intento delle autorità israeliane: ridurre la popolazione palestinese di Gerusalemme”, ha commentato Eltahawy.

L’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra stabilisce chiaramente che è vietato a una potenza occupante espellere da territori occupati persone protette dalla Convenzione stessa.

“In quanto crimine di guerra, l’espulsione di Hammouri rientra nella giurisdizione del Tribunale penale internazionale. Inoltre, chiunque sia sospettato di aver pianificato, eseguito, aiutato o contribuito in altro modo alla commissione o alla tentata commissione di crimini di guerra può essere processato dai tribunali nazionali sulla base del principio della giurisdizione universale”, ha concluso Eltahawy.

Alla data del 30 novembre, le persone sottoposte alla detenzione amministrativa erano 835, tutte palestinesi salvo due.