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Le elezioni non devono essere usate per giustificare ulteriori violenze
Mentre l’Iraq si prepara alla nuove elezioni parlamentari tra continue polemiche sull’idoneità di molti candidati, Amnesty International ha rivolto un appello ai leader politici del paese affinché assicurino che sia la campagna elettorale sia il voto del 7 marzo si svolgano in modo pacifico e conformemente agli obblighi dell’Iraq nei confronti del diritto internazionale dei diritti umani.
Il messaggio è semplice: le elezioni non devono essere usate per giustificare ulteriori violenze.
I leader politici devono esigere dai loro sostenitori il rispetto della legge e dei diritti degli altri sostenitori e contribuire a evitare che le elezioni siano usate per incrementare la violenza settaria, che ha distrutto il paese negli ultimi anni. I leader politici devono fare tutto il possibile per garantire la sicurezza di tutti gli iracheni, senza alcuna discriminazione, e sostenere i loro diritti alla libertà di espressione e di associazione e la partecipazione politica alla scelta di coloro che guideranno il paese.
Amnesty International ha anche chiesto a tutti i partiti politici e ai loro candidati di impegnarsi a proteggere e promuovere i diritti umani nei loro programmi politici e nell’azione istituzionale, se e quando saranno eletti, in piena conformità agli obblighi dell’Iraq derivanti dal diritto internazionale dei diritti umani.
I responsabili degli attacchi contro i civili, compresi gli attacchi suicidi, devono immediatamente porre fine a questi atti, molti dei quali potrebbero costituire crimini contro l’umanità, crimini dunque particolarmente gravi. Amnesty International condanna pienamente e senza alcuna riserva tutti gli attacchi contro i civili e chiede la loro immediata cessazione. Nessun attacco ai civili può essere mai giustificato.
L’organizzazione per i diritti umani sollecita tutti i partiti politici, i loro candidati, sostenitori e altri ancora a prendere in considerazione le seguenti preoccupazioni:
È fondamentale garantire la protezione dei civili durante le elezioni, affinché gli elettori si sentano sicuri di poter esercitare il loro diritto di voto senza paura né intimidazioni.
Negli ultimi anni, la popolazione civile irachena ha sopportato una violenza continua che ha devastato il paese, con un triste record raggiunto nelle ultime elezioni provinciali del 31 gennaio 2009, quando sono rimaste uccise decine di civili. Le ultime elezioni parlamentari nazionali, tenutesi il 15 dicembre 2005, avevano visto decine di civili uccisi negli attacchi dei gruppi armati sunniti e delle milizie sciite nelle settimane precedenti.
Amnesty International fa un appello a tutti i leader politici nonché a quelli religiosi e delle comunità religiose e ad altre figure di spicco affinché prendano posizione contro ulteriori violenze, spargimenti di sangue e violazioni dei diritti umani. Devono esigere che tutti gli iracheni siano messi nelle condizioni di decidere liberamente e senza paura come esercitare il loro diritto di voto.
I candidati, gli attivisti politici e gli addetti alle operazioni elettorali sono tra coloro che con maggiore probabilità possono essere sequestrati e uccisi nel periodo che precede le elezioni.
Almeno due candidati sono già stati uccisi. Soha ‘Abdul-Jarallah, candidata della lista dell’ex primo ministro Iyad ‘Allawi, è stato freddata mentre usciva dalla abitazione dei suoi genitori a Mosul, il 7 febbraio. Sa’ud al-‘Issawi, arabo sunnita e candidato per l’Alleanza per l’unità dell’Iraq, è stato ucciso insieme a due guardie del corpo alle fine di dicembre 2009 a Falluja a causa di una bomba magnetica attaccata al loro veicolo.
Safa ‘Abd al-Amir al-Khafaji, preside di una scuola femminile nel distretto di al-Ghadi a Baghdad, è stato colpita e gravemente ferita da uomini non identificati il 12 novembre 2009 subito dopo aver annunciato che avrebbe partecipato alle elezioni come candidata del Partito comunista iracheno.
‘Ali Mahmoud, un membro dello staff dell’Alta Commissione elettorale indipendente (Ihec), l’organismo responsabile della supervisione delle elezioni, è stato colpito a morte fuori dalla sua abitazione nel distretto di al-Jadiriya a Baghdad il 17 dicembre 2009.
Nove candidati sono stati uccisi durante le ultime elezioni provinciali e, nel governatorato di Mandali (provincia di Diyala), due addetti alle operazioni di voto sono stati rapiti e trovati morti poche ore dopo. Diversi candidati erano stati uccisi durante le elezioni del 15 dicembre 2005. Ad esempio, Mizhar al-Dulaimi, leader del Libero partito iracheno progressista, ucciso durante la campagna elettorale nel centro di Ramadi, due giorni prima del voto.
Amnesty International chiede all’attuale governo, all’Ihec e ai leader di tutti i partiti politici di fare ogni sforzo per assicurare che ai candidati e agli operatori elettorali sia permesso di svolgere le loro legittime attività liberamente e senza paura o restrizioni e che sia immediatamente fornita loro una protezione adeguata e in qualsiasi momento appropriata.
Negli ultimi anni, l’Iraq è risultato uno dei paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, molti dei quali sono stati rapiti, assassinati e hanno subito ulteriori violazioni dei diritti umani. Nel 2008, almeno 16 tra giornalisti e operatori sono stati uccisi; nel 2009, almeno quattro.
Durante le elezioni provinciali del 2009, i giornalisti sono stati perseguitati, uccisi e aggrediti mentre seguivano le elezioni, anche per mano delle forze di sicurezza irachene e dei militari statunitensi. Alcuni sono stati arrestati e trattenuti per ore; ad altri è stato impedito l’ingresso ai seggi elettorali, come ad esempio a Falluja e ad al-Hilla, nonostante fossero stati ufficialmente accreditati dall’Ihec. A Mosul, soldati iracheni avrebbero aperto il fuoco sui veicoli della stampa.
Prima e dopo le elezioni del luglio 2009 per il parlamento regionale del Kurdistan, diversi giornalisti sono stati aggrediti, incluso Nebaz Goran, redattore della rivista indipendente Jihan, che è stato assalito da tre uomini non identificati fuori dal suo ufficio a Erbil.
Impedire ai giornalisti di informare sulle elezioni, accresce inevitabilmente il rischio di brogli e manipolazioni del voto e priva il pubblico delle notizie che ha il diritto di ricevere.
Amnesty International chiede a tutti i leader politici iracheni di sostenere il diritto alla libertà di espressione sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani e di rispettare il diritto di tutti i giornalisti di esercitare legittimamente il loro lavoro senza intralci o paura di essere perseguitati.
Tutti i partiti politici e i loro candidati devono riconoscere che il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale è un obbligo fondamentale. Devono agire per costruire la pace, la tolleranza e il rispetto dei diritti umani qualora eletti, e sostenere il primato della legge impegnandosi a porre fine a detenzioni arbitrarie, tortura e altri maltrattamenti, processi iniqui, uso della pena di morte e impunità per i responsabili di violazioni dei diritti umani.
Devono, inoltre, assicurare che le leggi irachene siano pienamente compatibile con il diritto internazionale dei diritti umani, comprese le norme relative ai diritti delle donne, e che siano applicate in conformità con gli obblighi dell’Iraq derivanti dal diritto internazionale.
I partiti politici, i candidati e tutte le altre figure di spicco, compresi i leader religiosi e di comunità, devono sottolineare la necessità di proteggere e salvaguardare i diritti delle persone più vulnerabili. Tra queste vi sono le donne, che subiscono discriminazione, compresa quella legale, e violenza, e coloro che sono perseguitati a causa dell’identità religiosa, etnica e sessuale.
Ad esempio, a Mosul, dall’inizio di dicembre 2009, almeno 14 membri della minoranza cristiana sono morti in seguito ad attacchi mirati e le tensioni politiche stanno aumentando ulteriormente in vista delle elezioni del 7 marzo. La successione dei recenti attacchi dinamitardi da parte di gruppi armati sembra essere frutto di una strategia deliberata per provare ad alimentare la divisione settaria e ulteriori violenze tra musulmani sunniti e sciiti.
Amnesty International chiede che tutti gli iracheni, inclusi i membri dei gruppi minoritari etnici e religiosi, siano essere liberi di votare senza alcuna pressione o intimidazione.
Le donne giocano un ruolo centrale nella costruzione e nel rafforzamento di una società non settaria. Per contrastare le minacce alle donne in situazioni di conflitto, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha adottato la risoluzione 1325, che sollecita gli stati ad assicurare una maggiore partecipazione delle donne nella risoluzione del conflitto e nei processi di costruzione della pace, così come nello sviluppo e nella ricostruzione.
Amnesty International esige che tutti i gruppi armati cessino immediatamente il fuoco e non commettano attacchi contro i civili. Molti di questi attacchi costituiscono crimini contro l’umanità, i più gravi secondo il diritto internazionale. Questi crimini non possono essere giustificati in alcuna circostanza e i responsabili devono essere portati dinanzi alla giustizia.
Migliaia di civili, compresi donne, bambini e membri dei gruppi minoritari etnici e religiosi, sono stati uccisi in attacchi suicidi e in altri tipi di attacchi posti in essere dai gruppi armati. Centinaia di civili, se non addirittura migliaia, sono stati rapiti, torturati e uccisi dai gruppi armati.
Molti attentati dinamitardi e altri attacchi contro i civili sono stati eseguiti da al Qaeda e dai suoi alleati tra i gruppi armati sunniti. Altri attacchi e violenze sono stati commessi da milizie armate, alcune delle quali legate ai partiti politici sciiti rappresentati nel governo attuale e in parlamento. Amnesty International continua a chiedere la smobilitazione di tutte le milizie armate.
Tutti gli attacchi ai civili devono cessare immediatamente. Gli iracheni devono poter vivere in pace e sicurezza ed esercitare i loro diritti liberamente e senza paura.
Amnesty International chiede a tutti i leader politici, agli attivisti, ai membri di ogni fede o comunità, alle imprese, ai leader e alle persone che esercitano influenza di impegnarsi apertamente per raggiungere questo obiettivo.