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Con i 150 cadaveri recuperati al largo dell’isola tunisina di Kerkennah, poche settimane fa, il numero dei migranti e dei rifugiati morti quest’anno mentre cercavano di raggiungere l’Europa è arrivato a oltre 1400.
Non siamo di fronte a una novità: da anni, la disperazione spinge rifugiati e migranti a intraprendere un viaggio pericoloso e da anni in migliaia muoiono in mare.
Ma mentre, in silenzio e nel bel mezzo delle sollevazioni politiche interne, Egitto e Tunisia hanno accolto centinaia di migliaia di rifugiati provenienti dalla Libia, gli stati membri dell’Unione europea non hanno preso misure serie per cercare di scongiurare la morte in mare di chi fuggiva da quel paese.
Avrebbero dovuto aumentare la sorveglianza aerea e le operazioni di soccorso in mare per essere più in grado di recuperare le persone a bordo di natanti in avaria. Avevano a disposizione persino le risorse di Nato e Frontex per farlo. Avrebbero potuto anche reinsediare da Tunisia ed Egitto rifugiati in condizioni di vulnerabilità. Invece, i governi europei si sono preoccupati di quello che avveniva all’interno dei loro paesi e sono entrati nel panico nell’accogliere coloro che erano sopravvissuti alla traversata del Mediterraneo ed erano riusciti ad approdare in Europa.
Abbiamo assistito, nell’ultimo decennio, a una graduale erosione della protezione dei diritti dei rifugiati e dei migranti in Europa. Le politiche di sicurezza adottate all’indomani dell’11 settembre 2011 sono state utilizzate come un rozzo strumento per ricacciare indietro le preoccupazioni relative ai diritti umani e politiche sensibili in tema d’immigrazione, nell’ansia di rispondere alla fabbrica populista della paura. Mostrarsi duri nei confronti dei rifugiati e dei migranti, additarli come responsabili dell’aumento del crimine, degli allarmi sanitari o della crisi economica, è diventata un’abitudine di alcuni politici e mezzi d’informazione.
L’Europa, quell’Europa che una volta aveva giocato un ruolo fondamentale nella protezione dei rifugiati, il continente in cui la crisi dei rifugiati della Seconda guerra mondiale aveva dato vita al sistema di protezione internazionale dei rifugiati, quell’Europa ora sta erodendo quella protezione.
I rifugiati sono costretti a lasciare le loro case per fuggire dalla persecuzione e dai conflitti e rischiano la loro vita in cerca di salvezza e libertà. I migranti non ambiscono ad arrivare in Europa per avidità; si lasciano alle spalle povertà e disperazione economica, in cerca di una vita migliore per sé e per le loro famiglie. Dipingere rifugiati e migranti come gente immeritevole, avida o criminale non solo è ingeneroso, alimenta odio e violenza. La loro voglia di libertà, salvezza e un futuro migliore non è qualcosa da condividere, anziché demonizzarla?
Spinta soprattutto da interessi politici ed economici, negli ultimi anni l’Unione europea ha dato scarsa importanza ai diritti umani dei rifugiati e dei migranti. Nel mentre, ha sostenuto e finanziato politiche di controllo sull’immigrazione contrarie ai diritti umani in paesi come la Libia, dove per anni i rifugiati e i migranti sono stati detenuti in condizioni disumane, spesso sottoposti a torture e lasciati in balia del rischio di essere rinviati nei paesi di origine, incontro a nuove persecuzioni.
Poco tempo fa, nell’ottobre 2010, la Commissione europea ha sottoscritto con la Libia un’agenda di cooperazione sulla ‘gestione dei flussi migratori’ e il ‘controllo della frontiera’, dando in cambio a Tripoli 50 milioni di euro fino al 2013. Qualche mese dopo, ecco i governi europei esprimere oltraggio per le violazioni dei diritti umani e gli attacchi contro i civili da parte del regime libico. Giusto così, ma ecco smascherata l’ipocrisia che è al centro delle politiche dell’Unione europea in tema d’asilo e d’immigrazione: pretendere di promuovere i diritti dei rifugiati e dei migranti mentre si favoriscono e si condonano pratiche che violano i diritti umani, per impedir loro di raggiungere l’Europa.
L’assenza di un’azione efficace per aiutare le imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo è la prova dell’intenzione dell’Unione europea di privilegiare i suoi interessi politici rispetto ai diritti delle persone in fuga dall’Africa del Nord.
Di fronte all’aumento delle morti in mare e all’assenza di misure europee per prevenire queste tragedie, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Thomas Hammarberg ha detto che ‘se impedire ai migranti di arrivare a destinazione è diventato più importante che salvare vite umane, allora qualcosa è andato decisamente storto’.
Qualcosa è davvero andato decisamente storto. Non raggiungendo e soccorrendo coloro che fuggono dalla disperata situazione dell’Africa del Nord, i governi europei stanno annullando decenni di conquiste nel campo dei diritti umani, abbandonando lentamente ma sicuramente l’idea che i diritti di ogni persona sono uguali.
L’Unione europea e i suoi stati membri hanno la responsabilità di proteggere i diritti dei rifugiati e dei migranti e di soccorrerli quando le loro vite sono in pericolo. Dall’Africa del Nord al Medio Oriente, le persone mostrano il coraggio di battersi per i loro diritti, spesso a grande rischio personale. Non sarebbe il momento di onorare il loro coraggio con un piccolo gesto: mantenere ferma l’idea che la protezione dei diritti umani spetta a tutti?
Leggi il post ‘La giornata dei rifugiati in fuga verso salvezza e libertà’
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