L’Europa ha ancora molta strada da fare per combattere la violenza contro le persone transgender

20 Novembre 2012

Tempo di lettura stimato: 5'

In occasione del Trans Remembrance Day del 20 novembre, Amnesty International ha esortato i paesi europei a intraprendere urgentemente passi in avanti per proteggere le persone transgender dalla violenza che negli ultimi quattro anni ha causato oltre un migliaio di vittime in tutto il mondo.

Dal 2008 al 2012, infatti, ci sono stati 1.083 omicidi di transgender il 56 paesi e il numero è salito di anno in anno.

Secondo l’Osservatorio degli assassini di transgender, le vittime in Europa sono state 64. In tutto il continente, soltanto Svezia, Scozia (Regno Unito) e Croazia (ma dal 1° gennaio 2013) hanno incluso nelle loro legislazioni sui crimini dell’odio gli attacchi bnasati sull’identità di genere.

Le persone transgender sono discriminate e prese di mira a causa della loro identità ed espressione di genere in Europa e nel mondo‘ – ha affermato Marco Perolini, esperto di discriminazione di Amnesty International. ‘La mancanza di protezione contro la violenza basata sull’identità di genere è contro gli standard internazionali sui diritti umani e significa non riconoscere che il crimine di odio trans-fobico è una forma di discriminazione. Se la legge non riconosce che un reato può avvenire sulla base di una reale o percepita identità di genere, il motivo dell’odio non viene indagato in maniera approfondita e non viene perseguito‘.

I crimini dell’odio non sono la sola forma di discriminazione subita dalle persone transgender.  Nella maggior parte dei paesi europei, il loro genere non è riconosciuto sul piano legale a meno che non soddisfi una serie di criteri e requisiti che possono includere diagnosi psichiatriche, sterilizzazione, chirurgia genitale e divorzio.

Inoltre, le identità transgender sono ancora classificate come forme di disordine mentale a livello internazionale e spesso anche a livello nazionale. In paesi come Irlanda e Lituania, lacune nella legislazione nazionale rendono impossibile per le persone transgender cambiare legalmente il loro genere. In molti paesi come Belgio, Francia, Finlandia, Norvegia e Turchia le persone transgender che non intendono sottoporsi ad un intervento chirurgico di riassegnazione di genere e di sterilizzazione non possono cambiare il loro genere sul certificato di nascita.

Requisiti obbligatori come sterilizzazione, divorzio e trattamenti di riassegnazione di genere, dai quali viene fatto dipendere il riconoscimento legale di genere, violano i diritti delle persone transgender all’uguaglianza davanti alla legge, ad avere una famiglia e una vita privata, alla libertà dai trattamenti degradanti e ai più alti livelli di salute possibili‘.

Ulteriori informazioni:

Amnesty International si riferisce alle persone transgender come a quegli individui la cui espressione di genere o identità di genere differisce dalle aspettative convenzionali basate sul sesso fisico associato alla nascita. ‘Trans’ è un termine polisemico usato per descrivere un ampio spettro di identità, esperienze e persone la cui apparenza sembra in conflitto con le norme binarie di genere della società, e comprende transessuali, transgender, travestiti, gender queers, cross dressers, drag queens, drag kings e molte ulteriori espressioni di identità ed esperienza.

La Classificazione internazionale dei disordini (ICD-10), adottata dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1990, include sotto la categoria ‘disordini di identità di genere’ la transessualità, il travestimento doppio-ruolo e il disordine di identità di genere dell’infanzia. Il manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali (DSM IV, adottato dall’American Associations of Psychiatric nel 1994) include i ‘disordini dell’identità di genere’ e il ‘feticismo tranvestitistico’. Amnesty International è a favore della rimozione della classificazione di identità di genere come disordini mentali e la riclassificazione dei soli aspetti riguardanti la prevenzione della salute delle persone transgender, in un modo privo di stigmatizzazione e che favorisca il loro accesso alle cure mediche.