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L’ex presidente peruviano Alberto Fujimori e tre ex Ministri della Salute dovranno rispondere alla giustizia dei crimini commessi nell’ambito del programma di pianificazione forzata degli anni Novanta.
In quel periodo, secondo i dati raccolti da una commissione parlamentare, 346.219 donne, per lo più native di madrelingua quechua, furono sterilizzate senza che nella stragrande parte dei casi avessero dato il loro libero e informato consenso (furono sterilizzati anche 24.535 uomini). Vi sono prove evidenti che il personale medico ricevette pressioni per raggiungere determinate quote di sterilizzazioni e che tante donne furono costrette ad autorizzare l’intervento in cambio di cibo o denaro. Moltissime non ricevettero cure mediche adeguate e 18 morirono dopo l’operazione.
Una prima inchiesta era stata avviata nel 2004, ma era stata chiusa nel 2009, una seconda aperta nel 2011 e terminata nel 2014, una terza lanciata nel 2015 e archiviata nel 2016.
Per la quarta volta, dunque, la giustizia peruviana si occupa di quelle terribili vicende e ora pare la volta buona: la situazione politica è mutata, Fujimori non ha più la forza di condizionare il potere giudiziario.
Nella decisione di aprire l’inchiesta, che riguarda la morte di cinque donne e il ferimento grave di altre 2.074, si sottolinea che si trattò di gravi crimini di diritto internazionale, per i quali non vi è prescrizione.
Un passo avanti verso la giustizia, dunque, merito del coraggio e della determinazione di tante donne peruviane e delle organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani che le hanno appoggiate.
Le buone notizie di Amnesty International sono anche su Pressenza.