Libano, a Beirut usata forza eccessiva contro i manifestanti

19 Ottobre 2019

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Amnesty International ha dichiarato che le forze di sicurezza libanesi hanno fatto uso della forza eccessiva per disperdere le manifestazioni, in larga parte pacifiche, del 18 ottobre a Beirut.

Il giorno prima, all’annuncio di nuove tasse da parte del governo, migliaia di manifestanti erano scesi in strada a Beirut, Tripoli, Zouk Mikhael, Tiro e in altre città accusando le autorità di corruzione e chiedendo riforme sociali ed economiche.

Alle 20 del 18 ottobre, poco dopo la fine di un discorso del primo ministro Hariri, a Beirut si sono sviluppate nuove manifestazioni, disperse entro le 11.30 dall’intervento delle forze di sicurezza.

Osservatori di Amnesty International hanno seguito le proteste a Beirut e in altre città del Libano, hanno intervistato 21 testimoni oculari e un’avvocata per i diritti umani e hanno esaminato immagini sull’operato delle forze di sicurezza.

Le forze di sicurezza hanno usato una grande quantità di gas lacrimogeni, puntato le armi contro i manifestanti e picchiato diversi di loro.

Dalle testimonianze raccolte è emerso che le forze di sicurezza hanno sparato in aria per allontanare i manifestanti da una barriera di sicurezza e poi ha lanciato gas lacrimogeni contro la folla per diverse ore.

Questa è la testimonianza di Maryam Majdoline Lahham, che stava riposando con degli amici in una tenda allestita dagli organizzatori della protesta. Intorno alle 22 i manifestanti hanno improvvisamente iniziato a correre nella loro direzione, inseguiti dalle forze di sicurezza.

Ci hanno tirato contro le pietre e hanno lanciato i gas lacrimogeni persino dentro alle tende. Tutti hanno iniziato a tossire cercando di scappare ma non c’erano vie di fuga. La gente ha iniziato a perdere i sensi“.
Fonti ospedaliere hanno riferito di almeno 64 ricoveri per intossicazione da gas lacrimogeni.

Un altro testimone ha reso questa dichiarazione: “Alle 22 non riuscivamo più a respirare a causa dei lacrimogeni e c’erano svenimenti. Alle 22.30 i blindati si sono presentati a Riad El Solh per evacuare la zona. Alcuni di noi sono andati verso Mar Likhayel, altri verso Annahar. I militari ci hanno inseguito picchiando e arrestando chiunque fosse a portata di mano. Eravamo tutti manifestanti pacifici. Hanno picchiato la gente coi manganelli e col calcio dei fucili, colpendo alla testa e sul corpo“.

Il giornalista Timour Azhari, del “Daily Star” ha ripreso in un video un gruppo di soldati che picchiavano e prendevano a calci un uomo già a terra.

Un’altra manifestante ha riferito ad Amnesty International dell’attacco delle forze di sicurezza nel quartiere di Saifi Village, dove lei e altre persone si erano dirette dopo lo sgombero di altre piazze: “Eravamo seduti, in modo del tutto pacifico. Ci hanno puntato le pistole addosso ordinandoci di andare via immediatamente. Ho temuto che ci avrebbero sparato e mentre correvamo via ho sentito dei colpi d’arma da fuoco. Un manifestante è stato picchiato sulla testa e stava sanguinando. Ho girato un video col telefonino, un soldato si è avvicinato minacciando di picchiare anche me“.

Le Forza per la sicurezza interna hanno reso noto, sulla loro pagina Facebook, di aver arrestato almeno 70 persone per “atti di vandalismo e saccheggio”.

Ghida Frangie, avvocata per i diritti umani, ha confermato che diversi degli arrestati sono stati picchiati e maltrattati sul posto e successivamente, mentre venivano trasferiti nelle stazioni di polizia.

Casi isolati di danneggiamento di proprietà non possono giustificare l’uso eccessivo dei gas lacrimogeni contro manifestanti per lo più pacifici e nulla può rendere lecito picchiare persone che stanno protestando. L’intenzione delle autorità era evidente: impedire le manifestazioni, in violazione del diritto di manifestazione pacifica“, ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.

Le autorità devono allentare la tensione, consentire a chi vuole manifestare in modo pacifico di farlo in sicurezza e senza timore di conseguenze e indagare sulle denunce di maltrattamenti ai danni delle persone arrestate“, ha aggiunto Maalouf.