Libano, le autorità violano diritto alla salute e mettono in pericolo vite umane con la mancata fornitura di carburante agli ospedali

8 Settembre 2021

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La catastrofica crisi di carburante ha paralizzato la vita quotidiana del Libano e lasciato gli ospedali appesi a un filo. Amnesty International chiede che le autorità del paese agiscano sostenendo attraverso la propria risposta i diritti economici e sociali e diano priorità alla ridistribuzione del carburante a ospedali e altre strutture sanitarie sull’orlo del collasso.

Centinaia di pazienti, compresi neonati sottoposti a ventilazione o dipendenti da altre apparecchiature mediche salvavita, rischiano di morire se gli ospedali terminano il carburante. Con un fiorente mercato nero, il contrabbando di carburante e l’accaparramento che sottrae forniture ai servizi essenziali, è altrettanto fondamentale che le autorità adottino provvedimenti immediati per far sì che i responsabili rispondano delle proprie azioni.

“Le autorità libanesi non possono continuare a restare ferme a guardare le persone con la vita devastata dalla crisi di carburante, lasciando che iniziative private od Ong rispondano ai bisogni umanitari essenziali. La salute e le vite umane sono ormai a rischio per la forte riduzione delle attività ospedaliere”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Le autorità devono dare immediatamente priorità alle strutture sanitarie e ad altri servizi essenziali ridistribuendo loro le scorte di carburante sequestrate ed eseguendo i provvedimenti del tribunale che glielo ordinano. Inoltre, devono affrontare il problema del mercato nero, bloccando i canali di traffico, sequestrando il carburante nei depositi illegali e chiamando i responsabili a risponderne”, ha proseguito Heba Morayef.

La Banca centrale del Libano (Bdl) ha annunciato l’11 agosto di non poter continuare a finanziare le importazioni di carburante, causando un’impennata dei prezzi di benzina e diesel e innescando gravi carenze di entrambi sul mercato. Il 22 agosto, il governo ha annunciato un aumento del 66 per cento del prezzo della benzina – una parziale riduzione dei finanziamenti del carburante – nel tentativo di ridurre le terribili carenze che hanno portato il paese alla paralisi.

Il contrabbando di carburante attraverso la frontiera con la Siria e l’accaparramento per rivenderlo alle tariffe del mercato nero hanno peggiorato la mancanza di disponibilità di carburante sul mercato. Ciò è stato confermato il 14 agosto da un comunicato della BdL, in cui si riportava che la Bdl aveva speso oltre 828 milioni di dollari in importazioni di carburante a luglio, sufficienti a coprire la fornitura energetica del paese per tre mesi. Sono stati destinati all’importazione di benzina e diesel 708 milioni di dollari e 120 milioni di dollari al consumo di carburante della società statale Electricité Du Liban (Edl). Nello stesso documento, la banca ha riconosciuto che il carburante era stato oggetto di accaparramento e contrabbando e non stava arrivando ad “abitazioni, ospedali e industrie alimentari”.

 

Ospedali alle prese con la carenza di carburante

Le forze militari e di sicurezza hanno annunciato di aver confiscato, durante l’intero mese di agosto, milioni di litri di benzina e diesel accumulati o conservati in attesa di essere trafficati. Eppure, i direttori di tre dei maggiori ospedali libanesi hanno confermato ad Amnesty International che il settore sanitario sopravvive giorno per giorno, incapace di procurarsi carburante per le attività neanche per un mese.

Ad agosto, l’American University of Beirut Medical Center (Aubmc), l’ospedale universitario Rafic Hariri (Rhuh) e l’ospedale Al Makassed hanno reso pubbliche delle richieste di aiuto per il carburante al governo e alle agenzie internazionali. Hanno dichiarato che la crisi di carburante aveva gravemente danneggiato le loro attività mettendo in pericolo la vita dei loro pazienti. Ciò nonostante, le autorità non sono riuscite a garantire loro accesso a sufficienti forniture.

Il dott. Firas Abiad, direttore generale del Rhuh, il più grande ospedale pubblico libanese, ha spiegato ad Amnesty International che l’ospedale riceveva 20 ore al giorno di energia dallo stato e faceva affidamento su sette generatori per le rimanenti quattro ore. Nello scorso mese, il numero di ore era sceso a sole quattro al giorno e a un certo punto la fornitura si è interrotta completamente, lasciando che l’ospedale dipendesse senza soste da generatori che non sono progettati per operare ininterrottamente. Sebbene abbiano ricevuto delle forniture di carburante sporadiche dall’esercito, queste non sono bastate a sostenere le attività e l’ospedale ha dovuto contare sulle donazioni provenienti dalle organizzazioni delle Nazioni Unite.

Il dott. Joseph Otayek, direttore dell’Aubmc, ha riferito ad Amnesty International che sebbene un giudice abbia ordinato che fossero consegnati all’ospedale 5000 litri di carburante confiscato, non hanno ricevuto nessuna fornitura di carburante dall’esercito o dalle forze di sicurezza interna. Ha aggiunto che l’ospedale ha bisogno di 50.000 litri per le sue attività quotidiane.

Il 17 agosto, il giudice Abir Safa aveva ordinato alla stazione di polizia di Al Nahr di consegnare 10.000 litri di carburante confiscato dalle autorità al Rhuh e all’Aubmc, 5000 litri ciascuno, al prezzo agevolato.

“Il mancato rispetto da parte delle autorità libanesi di un provvedimento del tribunale secondo cui il carburante confiscato doveva essere consegnato agli ospedali è scandaloso. Le autorità devono fare tutto quanto in proprio potere per assicurare che le forniture di carburante sequestrato dalle forze di sicurezza siano distribuite a ospedali e altri servizi essenziali per permettere loro di operare in maniera sostenibile”, ha proseguito Heba Morayef.

Il 23 agosto due primari del Rhuh hanno dichiarato ad Amnesty International che 10 pazienti nell’unità di terapia intensiva e almeno 21 neonati che vivono grazie a ventilatori e incubatrici rischierebbero di morire se le attività ospedaliere si interrompessero a causa di mancanza di carburante.

Il dott. Firas Abiad ha detto che lo staff stava “lavorando quasi in condizioni di guerra” e molti non erano in grado di raggiungere l’ospedale a causa della mancanza di benzina. “Presto mi troverò ad affrontare una difficile decisione: dovrò chiudere il nostro pronto soccorso?”

Il 14 agosto l’Aubmc ha comunicato che in caso di chiusura forzata causata dalla mancanza di carburante 40 pazienti adulti e 15 bambini che vivono grazie ai respiratori morirebbero immediatamente, 180 pazienti che hanno bisogno di dialisi morirebbero dopo alcuni giorni e centinaia di altri nelle settimane seguenti. Il direttore dell’ospedale ha detto che “sopravvivono sperando di ricevere forniture giorno per giorno da parte di donatori e aziende private”.

Il dott. Mohammed Badr, direttore dell’ospedale al-Makassed di Beirut, ha detto ad Amnesty International che l’ospedale aveva interrotto la chirurgia di elezione tre mesi fa ed è stato costretto a chiudere due dei tre piani, compresi il reparto Covid-19 e la pediatria e sospendere le cure gratuite per i pazienti indigenti. Ha detto che un quarto dello staff ospedaliero non è riuscito a raggiungere l’ospedale a causa della mancanza di benzina. “Stiamo toccando il fondo e siamo rimasti soli ad affrontare questa situazione disumana”, ha dichiarato.

 

Contrabbando e scorte di carburante

Il mancato accertamento da parte delle autorità libanesi delle responsabilità relative al contrabbando e al prospero commercio del mercato nero che annovera scorte di grandi quantità di carburante in condizioni pericolose ha avuto conseguenze terribili.

A oggi, decine di persone sono state uccise o ferite da esplosioni causate dal carburante accantonato in maniera pericolosa in aree residenziali.

Il 15 agosto un’esplosione di una cisterna di benzina nel villaggio di Tleil, nel distretto settentrionale di Akkar, ha ucciso almeno 31 persone e ne ha ferite decine; il bilancio non ufficiale delle vittime è ancora in aumento.

L’esplosione è avvenuta dopo che l’esercito libanese aveva iniziato a distribuire agli abitanti del luogo il carburante che avevano sequestrato. L’esercito ha arrestato i proprietari della cisterna e del terreno e ha annunciato un’indagine militare. Il 26 agosto, il procuratore militare ha accusato tre persone di aver fatto scorta di materiale pericoloso e aver messo in pericolo la vita della popolazione.

Amnesty International chiede alle autorità libanesi di rimettere l’inchiesta al sistema giudiziario civile per garantire indagini indipendenti e imparziali su quanto avvenuto.

“Non dovrebbe esserci un’altra tragedia mortale come l’esplosione di Akkar perché le autorità libanesi prendano dei provvedimenti sull’accaparramento di carburante. Le autorità devono svolgere delle indagini sull’intera catena di commercializzazione e chiamare a rispondere i responsabili coinvolti nel contrabbando o nell’accaparramento, indipendentemente dal loro rango o status, al fine di inviare un chiaro messaggio secondo cui l’accaparramento di carburante non sarà tollerato”, ha concluso Heba Morayef.