Libano: occorre indagare sulle sparizioni durante la guerra civile

14 Aprile 2011

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Amnesty International ha chiesto alle autorità libanesi di istituire urgentemente una commissione indipendente che indaghi in modo approfondito su quanto accaduto a migliaia di persone scomparse durante la guerra civile in Libano.

In un nuovo rapporto, intitolato ‘Mai dimenticati: gli scomparsi del Libano’ , l’organizzazione per i diritti umani documenta la dolorosa eredità della guerra civile del 1975-1990: migliaia di persone le cui sorti restano sconosciute.

Alcune sono scomparse dopo essere state arrestate o fatte prigioniere dalle parti in conflitto, altre sono state uccise durante i combattimenti e i massacri, e altre ancora sono scomparse in circostanze non chiare.

È arrivato davvero il momento che le autorità libanesi compiano dei passi avanti per chiudere questo doloroso capitolo’ – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International. ‘Sia il presidente che il consiglio dei Ministri si sono impegnati ad agire ma nessun passo concreto è stato fatto finora per venire incontro alla perenne sofferenza delle famiglie che da troppo tempo aspettano di sapere cosa è accaduto ai loro cari. Ora è assolutamente necessaria una commissione indipendente di inchiesta che includa anche rappresentanti delle famiglie degli scomparsi‘.

Amnesty International chiede inoltre alle autorità di istituire un programma per raccogliere il Dna dei familiari degli scomparsi disposti a farlo e di assicurare che il test del Dna venga effettuato quando vengono trovati i resti di coloro che sono stati uccisi nel conflitto.

Oggi la scienza si è data strumenti per identificare le persone scomparse durante la guerra civile in un modo che finora non è stato possibile, come dimostra l’esperienza di altri paesi‘ – ha aggiunto Smart.

Le precedenti indagini delle autorità non sono state indipendenti, trasparenti ed efficaci, e hanno lasciato le famiglie degli scomparsi con l’angoscia della perdita e la continua incertezza.

Molte famiglie vogliono sapere dove i loro cari sono stati sepolti in modo da poter organizzare funerali dignitosi. Altre ancora sperano che i loro cari siano vivi, in Siria o da qualche altra parte, dato che alcune delle persone arrestate dai gruppi armati o dalle forze del governo erano state trasferiti fuori dal paese, rendendo doppiamente difficile per le famiglie ottenere delle risposte.

Amineh ‘Abd al-Husri, 78 anni, continua la sua vigorosa battaglia per sapere la verità su quanto accaduto a suo figlio Ahmed. Sa che suo figlio è scomparso da Beirut nel 1986 e crede che sia stato consegnato alle autorità siriane, ma è difficile seguire le tracce in territorio siriano.

Rivoglio indietro mio figlio. Noi vogliamo indietro i nostri figli, anche in una bara. Forse è morto, non lo so. Ma se avessi il suo corpo, potrei seppellirlo accanto al padre‘ – ha detto la donna ad Amnesty International.

Le sparizioni, che in molti casi hanno riguardato i capifamiglia, hanno lasciato le famiglie nell’indigenza e le donne senza possibilità di lasciare il paese, dato che non hanno la possibilità di richiedere un passaporto in assenza di un custode maschile ufficiale.

Il diritto delle vittime e delle loro famiglie alla verità, alla giustizia e dove possibile ad adeguate riparazioni, può solo essere ottenuto con la piena cooperazione e trasparenza delle istituzioni statali e di tutte le singole persone coinvolte‘.