Libia, arresti di massa senza precedenti e uso della forza letale contro migranti e rifugiati

11 Ottobre 2021

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Nelle prime ore del 1° ottobre le forze di sicurezza libiche e gruppi di miliziani di Tripoli hanno fatto irruzione nel quartiere di Gargaresh, sparando, razziando beni e danneggiando abitazioni e rifugi di migranti e rifugiati provenienti dall’Africa sub-sahariana. L’operazione, nella quale si sono contati almeno un morto e 15 feriti, si è conclusa col rastrellamento di oltre 5000 uomini donne e bambini, parecchi dei quali registrati ufficialmente presso l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International e le immagini analizzate dagli esperti dell’organizzazione per i diritti umani, a condurre il raid sono stati uomini armati con le uniformi del ministero dell’Interno e di due milizie alleate: la Forza d’appoggio alla direzione per la sicurezza e l’Agenzia per la sicurezza pubblica, già note per le violenze contro i migranti e i rifugiati.

Le persone arrestate sono state poi trasferite in vari centri di detenzione della capitale libica, dove sono state sottoposte a pestaggi e aggressioni e molestie sessuali. Sei detenuti sarebbero stati uccisi nei giorni successivi durante un tentativo d’evasione.

“Usare la forza letale per catturare migliaia di persone inermi unicamente a causa della loro origine la dice lunga sul profondo disprezzo delle autorità libiche per le vite e la dignità dei migranti e dei rifugiati”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

Dopo il raid, molti migranti e rifugiati di Tripoli hanno cercato di nascondersi e circa 7000 sono stati illegalmente sfrattati dopo che le autorità avevano imposto ai datori di lavori e ai proprietari di case di segnalare impiegati e affittuari irregolari.

La cooperazione dell’Unione europea e dei suoi stati membri, Italia inclusa, prosegue incurante dei fatti di Gargaresh: dopo il 1° ottobre almeno 645 persone sono state intercettate in mare dai guardiacoste libici e riportate nei centri di detenzione.