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Amnesty International ha definito un atto inescusabile l’attacco contro il Consolato statunitense a Bengasi, iniziato la sera dell’11 settembre e che ha provocato la morte di diverse persone, tra cui l’ambasciatore degli Usa in Libia, altri tre impiegati del Consolato e, secondo fonti libiche, diversi agenti della polizia locale.
Un gruppo armato ha attaccato l’edificio per almeno due ore, utilizzando razzi e armi antiaereo e continuando a prendere di mira il personale del Consolato in fuga nel tentativo di salvarsi la vita.
‘Condanniamo questo attacco calcolato contro civili che tentavano di fuggire dal Consolato. Non può esserci alcuna scusa per un’azione del genere e i responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia’ – ha dichiarato Amnesty International.
Secondo il ministero dell’Interno libico, l’attacco sarebbe collegato alle proteste contro un film di propaganda anti-islamica, prodotto negli Usa, di cui sono state diffuse alcune immagini su Internet. Queste immagini rappresentano in modo offensivo il profeta Maometto e altre figure che sono oggetto di devozione per i fedeli musulmani.
Tuttavia, sottolinea Amnesty International, ‘per quanto possa essere offensivo, questo film non può rappresentare alcuna scusa per uccisioni e attacchi violenti. La religione e la cultura hanno un ruolo di grande importanza nella vita di molte persone, ma non possono diventare la giustificazione per atti contrari ai diritti umani’.
L’attacco contro il Consolato Usa di Bengasi dimostra ancora una volta quanto sia necessario che le autorità libiche pongano sotto controllo le milizie e i gruppi armati, che devono cessare di comportarsi come se fossero al di sopra della legge.
A un anno dalla caduta di Tripoli nelle mani dei combattenti rivoluzionari, i gruppi armati continuano a commettere violazioni dei diritti umani tra cui uccisioni illegali, arresti e imprigionamenti arbitrari, torture e allontanamenti forzati di gruppi di persone.