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Amnesty International ha sollecitato il leader libico Gheddafi a riporre sotto controllo le sue forze di sicurezza, dopo aver ricevuto notizie di mitragliatrici e altre armi pesanti usate contro i manifestanti a Bengasi, Misratah e altre città, in un crescendo di uccisioni.
‘Le forze fedeli al colonnello Gheddafi stanno usando senza motivo la forza letale contro manifestanti che chiedono il cambiamento. Le conseguenze erano del tutto prevedibili: un grande numero di vittime e un’allarmante escalation della situazione‘ – ha dichiarato Malcolm Smart, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘È come se il leader libico abbia ordinato alle sue forze di abbattere le proteste a ogni costo, e il costo che si sta pagando è la vita dei cittadini libici, oltre 100 dei quali erano stati uccisi fino alla mattina di domenica 20 febbraio‘.
La situazione a Bengasi è monitorata dai ricercatori di Amnesty International attraverso resoconti di testimoni oculari, avvocati e personale ospedaliero. Venerdì 18 erano state segnalati almeno 34 morti, in larga parte uccisi con colpi d’arma da fuoco alla testa o alla schiena, prova evidente dell’intenzione di sparare per uccidere. Sabato 19, le forze di sicurezza hanno usato proiettili mortali contro migliaia di persone che avevano preso parte a un funerale, uccidendo almeno 20 persone. Altri manifestanti sono stati assassinati nel corso di un sit-in di fronte a un tribunale della città, organizzato dal comitato dei familiari delle vittime del massacro della prigione di Abu Salim, nel 1996.
Durante il fine settimana a Bengasi, le forze di sicurezza, rafforzate da truppe fresche tra cui si segnala la presenza di possibili mercenari, stanno utilizzando mitragliatrici ed altre armi pesanti.
Oltre una decina di vittime sono state registrate a Misratah, dove da sabato sono iniziate le proteste.